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Lazza graffia San Siro e ringrazia la Curva Sud del Milan a chiama sul palco la famiglia

“Non posso promettervi che sarà lo show dell’anno ma farò di tutto purché lo sia”, ha detto Lazza durante “il secondo giorno più bello della mia vita dopo la nascita di mio figlio Noah”, ovvero il suo primo concerto a San Siro, (per poco) sold out. Lo stadio Giuseppe Meazza non perdona, è croce e delizia. Per affrontarlo e reggere il confronto – che sia nello sport o, in questo caso, nella musica – serve tanta preparazione, dedizione e bravura. E Lazza è riuscito ad interpretare al meglio il tris delle componenti. Il concerto – durato non una, non due, ma ben tre ore – è iniziato alle 20:30. I brani in scaletta erano tanti, più di quaranta. Prima di “Ouverture 3”, pezzo che ha dato “il via” allo show, è stata annunciata, dallo storico speaker del Milan Germano Lanzoni (conosciuto anche per gli sketch in cui interpreta il ruolo de “Il Milanese Imbruttito”), la formazione di musicisti che avrebbe affiancato Lazza durante l’esibizione.

Sì, perché in perfetto stile San Siro in versione calcistica, i dodici strumentisti dell’Orchestra Sinfonica di Milano presenti in scena e la direzione del Maestro Enzo Campagnoli, sono stati presentati a gran voce da Lanzoni, tra gli “olè” dei presenti. Una passerella anticipata che, col senno del poi, è stata più che meritata.

Progettato da Davide Pedrotti, head creative, il palco era immerso in un universo digitale grazie a sei schermi LED principali e due grandi schermi laterali, concepiti per accompagnare ogni cambiamento di atmosfera. I ledwall centrali, disposti a formare una “V” rovesciata, erano montati su un sistema motorizzato che ne consentiva il movimento verticale. Una soluzione che, proprio come una scenografia teatrale, permetteva di nascondere e svelare, a mano a mano, la band e i Dj nel corso dello show. La passerella dove Lazza si è esibito era a forma di “J” di Jacopo (nome del rapper all’anagrafe).

San Siro, per Lazza, ha rappresentato un provvisorio punto di arrivo. E lo si percepiva anche dall’orgoglio nel fare salire sul palco, a turno, tutta la sua famiglia. Dalla mamma, alla quale ha regalato sul palco una borsa Hermès Birkin – cosa che si era promesso di fare nel brano “Re Mida”, del 2019 – alla fidanzata e neomamma Greta Orsingher. Durante “Cenere”, canzone che ha consegnato il secondo posto all’artista durante il Festival di Sanremo 2023 è salita la nonna e, per ultimo, sulle note di “Dolcevita”, Lazza si è commosso cantando con al fianco il padre. “Siamo venuti a San Siro al derby e ti avevo detto che tra due anni l’avrei fatta da solo tutta quella gente. Quel derby l’abbiamo perso, ma oggi abbiamo vinto”, ha poi detto il rapper al papà. Una vera e propria riunione di famiglia.

Lo show è stato preparato scrupolosamente. Lazza, soprattutto nei primi brani era – comprensibilmente – emozionato. Col passare del tempo il rapper si è sciolto ed ha dato il meglio di sé. L’evento si poteva dividere in diversi capitoli, ognuno dei quali raccontava un lato differente di Lazza: per cominciare, l’artista ha cantato le prime tracce affiancato dalla sua band storica, formata da Claudio Guarcello, alla tastiera, Luca Marchi al basso, Giovanni Cilio alla batteria ed Eugenio Cattini alla chitarra. In questa prima fase, Lazza ha omaggiato “due persone che mi hanno insegnato come si sta sul palco”, ovvero Nitro e Salmo, con “Mob”. Gli ospiti erano diciotto ma, considerando le tre ore di esibizione, non sono risultati numericamente “di troppo”. La sensazione è che i colleghi, rapper, di Lazza, abbiano cercato di mostrare tutti la miglior versione di sé. Sia per reggere il confronto con Lazza stesso, sia con il palco di San Siro – cosa che è riuscita, come preventivabile, a pochi – e sia per una percepita voglia comune che tutto andasse per il meglio. È importante sottolinearlo considerando che, il più delle volte, le ospitate (a maggior ragione se numericamente tante) risultano essere ridondanti e a tratti “forzate”.

Poco prima di “OverFOURe”, lo speaker Lanzoni ha invitato il primo, il secondo ed il terzo anello rosso a sollevare i cartoncini presenti sui posti a sedere per dare vita alla coreografia che ha formato la scritta “Ok Zzala” in colore prettamente rosso e nero. Il rapper, che si è detto essere “sconvolto”, perché “non pensavo di arrivare a tanto”, nel ringraziare i vari musicisti ed addetti ai lavori che, assieme a lui, hanno messo in piedi il megashow, ha speso anche due parole per esprimere riconoscenza a Marco Pacini (soprannominato “Pacio”), lancia cori e membro di spicco nel direttivo della Curva Sud del Milan che, assieme alla Nord, interista, è stata colpita da decine di arresti conseguenti all’inchiesta “Doppia Curva”. È bene specificare che, sia Jacopo Lazzarini (Lazza) che Marco Pacini, sono estranei all’inchiesta sugli ultras delle due squadre di Milano.

Accantonata la doppia parentesi coreografia ed esibizione con la band, era arrivato il momento del solo piano. Accompagnato dal Maestro Zielinski il rapper, dopo un breve cambio outfit, ha cantato “Senza Rumore” e “Buio Davanti” avendo come unica base il pianoforte. E se è vero che “l’allievo supera il maestro”, Lazza si è preso un po’ d’intimità col proprio pubblico per suonare lo strumento e, nel mentre, andare avanti con la lunga scaletta. Tra una nota e l’altra è salito sul palco Tedua, che ha cantato “Catrame”. Nella parte centrale dell’esibizione si sono susseguiti la maggior parte degli ospiti. Via tutti gli strumenti e dentro con il Dj set affidato agli storici produttori di Lazza, Drillionaire e Low Kidd. Conclusa “No Insta”, c’è stato un simpatico siparietto tra i due ospiti della canzone, Emis Killa e Jake La Furia. “Sono orgoglioso di te come fossi mio figlio – ha detto Emis riferendosi all’amico Lazza -. Mi hai fatto venire la pelle d’oca. Tu sei il figlio, io il padre e Jake il nonno”, ha concluso il rapper di Vimercate, con Jake che l’ha mandato – affettuosamente – a quel paese per avergli dato del nonno.

Lazza ha riunito (quasi) tutti i nomi più importanti della nostra scena urban. In “Piove” ed in “G63”, si sono aperti cerchi ed…ombrelli. Perché, soprattutto durante il primo brano, è usanza consolidata tra i fan schiudere gli ombrelli che si sono portati da casa – a prescindere dalle condizioni meteorologiche – apposta per esibirli durante il ritornello, molto banger. I due pezzi, nel primo featuring Sfera Ebbasta e nel secondo va aggiunta la partecipazione di Shiva, se ascoltati all’interno di un progetto discografico possono sembrare riempitivi. O meglio: probabilmente lo sono ma, il loro “potenziale”, si esprime al meglio durante i live, dove il pubblico si diverte a creare cerchi e a pogare nei ritornelli delle tracce. L’esibizione, anche grazie ad una scaletta ben pensata, è stata un continuo crescendo che è culminata nell’entrata a sorpresa di Laura Pausini, accompagnata dall’orchestra. Il singolo duettato col rapper era “Zeri In Più”, contenuto nell’ultimo progetto discografico, “Locura”. Sentirlo dal vivo con l’intensità e le sonorità trasmesse dall’opera ha raddoppiato la bellezza della traccia che – già di suo, nella classica versione “studio” – funzionava bene. “Ricordatevi che quando parlate di regine e di ‘migliori di tutti i tempi’, prima dovete (metaforicamente) sparare su Laura Pausini”, ha poi detto il rapper.

Nell’ultimo minibreak di Lazza è stato proiettato sui maxischermi il videoclip di “Amici Come Prima”, canzone fresca d’uscita. È stato significativo vedere Lazza, nel cortometraggio, coinvolgere i ragazzi del Muretto di Milano. Ovvero la più storica e conosciuta realtà meneghina dove, ogni mercoledì sera, decine di ragazzi e ragazze si sfidano a suon di “freestyle”, un sottogenere del rap, caratterizzante la cultura hip hop. E Lazza, così come molti altri colleghi – basti pensare a Marracash, Emis Killa, Dargen D’Amico e molti altri – si è irrobustito le prime “ossa artistiche” proprio lì, tra i cerchi di freestyler e uditori che si venivano a formare durante ogni sessione e spareggio. Il lungo concerto si è concluso con la triade “100 Messaggi” (anch’esso ampiamente risaltato dall’orchestra), “Dolcevita” e “Ferrari”. È proprio il caso di dire che Lazza “ha conquistato” San Siro. Lo show, sia nella performance che nelle strumentali, è stato pensato e preparato in maniera minuziosa.

Alcuni fan lo hanno aspettato, in coda sotto il sole, per 53 ore complessive. C’è chi ha “iniziato la fila per Lazza quando c’era ancora gente in fila per il concerto di Ultimo” e chi è partito dalla Calabria apposta per il primo San Siro. Lazza non solo ha saldamente confermato le già alte aspettative dei fan ma, la sera prima del live, ha deciso di fare loro una sorpresa, andandoli a trovare vicino ai gate dello stadio. “Muoio per la mia gente. Tutti quelli che ogni giorno screditano il mio nome non mi conoscono, questa è la verità. Fanc**o le malelingue, questo siamo”, aveva postato il rapper, dopo aver condiviso su Instagram foto e video in compagnia dei fan accampati fuori dal Meazza.

In “Lario”, traccia con remix inedito di Fabri Fibra, c’è una frase che ha colpito. “Oggi nessuno ascolta veramente i dischi”, rappa, tra le tante barre, l’artista. Sintomo dei tempi, della velocità e della pretesa – a tratti “bulimica” – di costanti pubblicazioni da parte degli artisti. Album su album, ascoltati una volta e già etichettati come “top” o “flop” da molti. La sensazione è che questo cortocircuito sia avvenuto, limitatamente, anche con l’ultimo disco di Lazza, “Locura”. Come “non si può giudicare un libro dalla copertina”, lo stesso non lo si può fare ascoltando un disco una volta sola. Mesi ed anni vissuti (anche) per partorire una dozzina di tracce non si possono sentenziare in un’ora. E proprio “Locura” potrebbe essere un buon esempio di album uscito alla distanza: da progetto divisivo – il che non ha per forza accezione negativa – a boomerang che ha portato decine di migliaia di persone allo stadio San Siro, per poter godere appieno delle sonorità del disco, “potenziato” strumentalmente dalle versioni “opera + jam”, proposte live, ieri sera.

Non tanto il rapper di “Cenere”, quanto più l’artista di “Lario” (brano uscito nell’oramai lontano 2017) ce l’ha fatta. Dimostrando – inoltre – che il rap accostato a generi come il jazz e, nel caso di Lazza, la musica classica, suona molto bene. Dopo San Siro, l’artista meneghino, con il suo Locura Summer Tour 2025, farà tappa nei principali festival dell’estate italiana. Da Servigliano, il 12 luglio al No Sound Fest, Lazza concluderà il tour ad Olbia, il 15 agosto, al Red Valley Festival.


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