Skymetro, c’è una norma per salvare i finanziamenti anche senza proroga
Genova. Lo Skymetro potrebbe mantenere i 398 milioni di finanziamenti ministeriali anche se il Comune non rispettasse la scadenza del 31 dicembre 2025 per assegnare i lavori. A segnalarlo, parlando di “colpo di scena“, è l’ex reggente Pietro Piciocchi che continua a mettere nel mirino la giunta Salis dopo la missione romana di martedì da cui il vicesindaco Alessandro Terrile e l’assessore Massimo Ferrante sono tornati a Tursi a mani vuote, cioè senza proroga e senza aperture su progetti alternativi. Scontro che oggi potrebbe deflagrare in consiglio comunale, dove il centrodestra chiederà alla sindaca di prendere una posizione politica ufficiale sull’opera dopo il “non si farà” affidato a Instagram.
Skymetro, Piciocchi: “Con questo decreto la proroga non serve più”
“Non è assolutamente vero che se non si aggiudicano i lavori dello Skymetro entro la fine dell’anno si perdono i fondi“, sottolinea Piciocchi, secondo cui la sindaca Salis e i suoi assessori “hanno detto una cosa non vera“. L’ex candidato sconfitto alle elezioni cita il decreto legge 95 del 2025 che istituisce un nuovo fondo unico per il potenziamento delle metropolitane e del trasporto rapido di massa in cui radunare tutte le risorse residue provenienti da altri fondi. In base a questa norma, i progetti privi di obbligazione giuridicamente vincolante sottoscritta entro il 31 dicembre 2025 perderanno i finanziamenti in automatico, ma dopo una ricognizione di concerto tra Mit e Mef e una valutazione dei cronoprogrammi potranno ottenere la riassegnazione delle risorse. Per questo, anche in caso di decadenza, i soggetti beneficiari possono comunque “concludere le fasi autorizzative eventualmente già avviate“.
“Insomma, cade tutto il castello di bugie che hanno raccontato per attribuire ad altri, cioè a noi, la responsabilità di non fare un’opera che non vogliono loro – accusa Piciocchi -. Infatti, non serve più chiedere nessuna proroga, hanno lo stesso la possibilità di andare avanti. Oppure, se non vogliono questo progetto, si devono assumere una chiara responsabilità politica con tutte le conseguenze del caso. Quello che francamente è del tutto inaccettabile è che continuino a scaricare le colpe su chi li ha preceduti per evitare di prendere decisioni scomode”.
Attenzione, però: tra le opere comprese nell’allegato non figura lo Skymetro, mentre per Genova sono citati il prolungamento della metropolitana a Rivarolo e il secondo lotto di Martinez. Tuttavia, la formulazione degli articoli successivi lascerebbe intendere che la stessa logica verrà applicata “a decorrere dal 1° gennaio 2026” a tutti gli interventi dello stesso tipo. “Ho chiesto ai miei riferimenti giuridici al ministero – spiega Piciocchi a Genova24 -. Mi hanno detto che quell’elenco non è esaustivo e verrà integrato in sede di conversione, e soprattutto che hanno voluto introdurre un meccanismo generale per superare le continue richieste di proroga: se il cronoprogramma non viene rispettato, la decadenza opera, ma le risorse confluiscono in quel fondo e c’è la possibilità di un ripescaggio. E lo Skymetro rientra in questo principio”. A confermarlo in alcune recenti interviste è anche il viceministro Edoardo Rixi.
In realtà la stessa versione è stata fornita due giorni fa dai funzionari del ministero dei Trasporti alla delegazione genovese. “I soldi torneranno al ministero in quello che loro chiamano fondone – spiega il vicesindaco Terrile, interpellato sul punto -. Poi, certo, sarà possibile inviare nuove domande, in parte a valere sul fondone e in parte sulle nuove risorse eventualmente messe a disposizione dal ministero. Resta il fatto che l‘opera non appaltata entro il 31 dicembre viene definanziata“. E l’appalto, secondo Tursi, sarebbe impossibile da traguardare entro la data indicata per via delle prescrizioni del Consiglio superiore dei lavori pubblici, su tutte la necessità di trovare le risorse per abbattere e ricostruire l’istituto Firpo-Buonarroti.
La giunta Salis punta a un progetto alternativo: le ipotesi metropolitana e tram
D’altra parte la coalizione progressista aveva detto chiaramente “no” allo Skymetro e no allo spostamento della scuola ancora prima che partisse la campagna elettorale. E il braccio di ferro col Mit mirava a blindare i finanziamenti non per la metropolitana sopraelevata, ma per un ipotetico progetto alternativo su cui non esiste ad oggi alcun margine di trattativa. Tra le idee messe sul piatto da Terrile e Ferrante, secondo indiscrezioni, ci sarebbe anche il tracciato nel sottosuolo di San Fruttuoso e Marassi proposto da alcuni cittadini e pubblicato un anno fa da Genova24, ma i tecnici del ministero avrebbero osservato che si tratterebbe di un’opera completamente diversa, presumibilmente molto più costosa, perciò l’iter dovrebbe ripartire da zero.
Ancora più complessa, per diverse motivazioni tecniche, sarebbe l’opzione di una metropolitana a raso, sebbene Silvia Salis si fosse sbilanciata in questo senso prima delle elezioni. Per il comitato Opposizione Skymetro, ma anche per diverse forze della nuova maggioranza, l’alternativa numero uno rimane il tram, considerato più comodo, più economico e più adatto alla riqualificazione urbana. Ma ottenere soldi da Roma per un nuovo vettore di superficie dopo aver già ricevuto 500 milioni per i quattro assi di forza potrebbe rivelarsi tutt’altro che semplice. In ogni caso, salvo sorprese, se ne riparlerà quando il Mit metterà a disposizione altri fondi e il Comune di Genova potrà presentare una nuova domanda di finanziamento.
Linea Condivisa: “Dal ministero una scelta miope”
Intanto l’associazione Linea Condivisa, rappresentata a Tursi dai consiglieri Bruzzone e Venturini e in Municipio Media Valbisagno dall’assessore D’Avolio, esprime “forte contrarietà alla decisione del ministero di proseguire con il progetto Skymetro, un’opera che abbiamo sempre contestato per le sue criticità tecniche, ambientali e finanziarie. Andare avanti su questa strada, nonostante le evidenti problematiche e le numerose opposizioni, rappresenta una scelta miope, che rischia di compromettere il futuro della mobilità genovese. Le responsabilità di questa situazione ricadono sull’amministrazione precedente di centrodestra, che ha imposto il progetto senza un confronto reale con la cittadinanza, senza valutare seriamente alternative più sostenibili, e con una gestione opaca delle risorse pubbliche. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: Genova non solo rischia di perdere un finanziamento di 398 milioni di euro, ma potrebbe dover restituire anche i 19 milioni già spesi per un progetto oggi non cantierabile”.