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Portaerei europee in azione: il piano di Italia, Francia e Regno Unito per il Pacifico

Regno Unito, Francia e Italia si stanno impegnando per sequenziare gli schieramenti delle loro portaerei nell’Indo-Pacifico per rafforzare l’impegno europeo alla sicurezza regionale il più possibile in modo continuo e stabile.

A riferirlo è stata Londra quando in risposta a un’interrogazione parlamentare, il ministro della Difesa Maria Eagle ha affermato che le tre nazioni stanno sequenziando congiuntamente gli schieramenti delle portaerei, incluso il coordinamento del recente dispiegamento del “Prince of Wales” con la portaerei francese “Charles de Gaulle” e la nostra portaerei “Cavour”.

Questo coordinamento tra le tre nazioni fa parte dell’European Carrier Group Interoperability Initiative (ECGII), un quadro di cooperazione in materia di difesa volto a migliorare la capacità delle marine europee di schierarsi e operare insieme come parte di un gruppo d’attacco composito di portaerei (Composite Carrier Strike Group), ovvero di un gruppo formato da unità che non appartengono alla stessa marina militare. Secondo l’ECGII, l’obiettivo è “consentire la creazione di una capacità d’attacco marittima europea combinata, quando richiesto per operazioni multinazionali, Ue o Nato, attraverso lo sviluppo dell’interoperabilità multinazionale”. Ciò include l’allineamento di gruppi aerei, navi di scorta e mezzi di supporto in modo che possano operare in modo coeso in una formazione congiunta quando necessario. Questa iniziativa europea sottolinea che la sovranità nazionale è preservata e che nessun Paese è tenuto a indebolire la propria capacità militare indipendente, e si sottolinea che “nulla pregiudica il diritto di un partecipante a condurre operazioni nazionali o operazioni in collaborazione con altri Paesi”.

Bisogna ricordare che questo formato di cooperazione non equivale a un gruppo d’attacco di portaerei europeo permanente, ma riflette un impegno costante da parte degli alleati europei per coordinare le operazioni navali e aumentare la visibilità e l’impatto dei loro dispiegamenti nella regione indo-pacifica.

Come sappiamo, la portaerei britannica “Prince of Wales” è partita lo scorso aprile per una missione in Indo-Pacifico: l’operazione, denominata “Highmast”, porterà il Csg a restare in mare per 8 mesi col dispiegamento iniziale di circa 2500 militari, composti da 2100 britannici, 200 norvegesi e un numero simile di canadesi e spagnoli. Il numero salirà a oltre 4500 unità per le esercitazioni chiave man mano che la forza raggiungerà l’Indo-Pacifico. Il “Prince of Wales” si unirà anche alla imponente esercitazione multinazionale “Talisman Sabre” che si terrà tra luglio e agosto nella acque australiane.

Lo scorso anno, era stata la nostra portaerei “Cavour” a condurre una prima importante missione nell’Indo-Pacifico, arrivando sino in Giappone e partecipando insieme ai velivoli dell’Aeronautica Militare all’esercitazione “Pitch Black” che, ancora una volta, era stata condotta in Australia.

Il Csg della portaerei francese “Charles de Gaulle”, invece, ha concluso il suo primo dispiegamento in quella regione del globo ad aprile di quest’anno: la missione, denominata “Clemenceau 25”, era cominciata ai primi di dicembre del 2024 e ha portato i gruppo navale francese a cooperare con la marina statunitense, quella nipponica e quelle filippina. Il “Charles De Gaulle” insieme ai caccia “Forbin”, e alle fregate “Alsace” hanno anche attraccato a Singapore, mentre la fregata “Provence” si è distaccata dal Csg per una visita di cortesia nel porto di Ho Chi Minh City, in Vietnam.

Il lavoro tra le marine europee dotate di portaerei si è fatto molto serrato negli ultimi anni, con operazioni “cross deck” degli F-35B inglesi e italiani e raggiungendo il punto dell’intercambiabilità per quanto riguarda le unità che compongono un Carrier Strike Group: in particolare, quest’ultimo traguardo, era stato raggiunto tra le unità francesi, italiane e alleate durante l’esercitazione navale “Mare Aperto 2024”.

Per intercambiabilità, che è un livello superiore rispetto all’interoperabilità, si intende la possibilità di assolvere esattamente lo stesso ruolo in un gruppo navale composto da unità non appartenenti alla stessa marina militare.


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