Puglia

La Puglia tra le regioni con più minacce agli amministratori locali

La Puglia sale sul podio delle regioni con più minacce agli amministratori locali, guadagnando un poco edificato terzo posto nel 2004 e quarto negli ultimi 15 anni. Lo rivela il 15esimo rapporto amministratori sotto tiro presentato da Avviso Pubblico. Dati allarmanti: in Italia, dal 2010 al 2024 sono stati registrati 5.716 atti di intimidazione nei confronti di amministratori locali, una media di una minaccia al giorno. “Nel nostro territorio – la Puglia – il dato è emblematico: con 41 intimidazioni censite nelle regioni storicamente segnate dalla presenza mafiosa (Sicilia 51, Calabria 43, Campania 41, Puglia 41), confermiamo di essere al centro di un fenomeno che grava pesantemente sui piccoli Comuni, fulcro del tessuto democratico e sociale della nostra Regione”, è il commento del Coordinatore regionale per la Puglia di Avviso Pubblico, Pierpaolo d’Arienzo, Sindaco di Monte Sant’Angelo, che nel corso del suo mandato ha subito diverse pesanti intimidazioni e minacce.

“Ancora più allarmante è l’analisi nazionale che evidenzia come nella Puglia ben il 62 % dei Comuni – oltre la metà – abbia subito almeno un’intimidazione nel corso di questi quindici anni. Province come Bari e Taranto spiccano fra quelle con la più alta incidenza percentuale: una ferita che indebolisce la rappresentanza democratica e crea isolamento tra amministratori e cittadini”, aggiunge Pierpaolo d’Arienzo, che lancia un appello urgente: “Abbiamo bisogno di misure fondamentali, come rafforzare il Fondo per gli Amministratori sotto tiro, Fino a dieci anni fa se un Sindaco o un dirigente pubblico era colpito, la comunità reagiva con indignazione anche con atti evidenti, come cortei spontanei o manifestazioni pubbliche in genere. Oggi assistiamo ad una preoccupante rassegnazione, alla paura diffusa”, ha aggiunto il Vicepresidente di Avviso Pubblico, Michele Abbaticchio, già Sindaco di Bitonto. “Due casi al giorno sembrano non essere sufficienti per proteggere persone oneste che chiedono aiuto in perfetta solitudine. Casi come Cellamare, Castrigliano e Melissano ci consegnano un desolante quadro di solitudine degli innocenti e spavalderia dei mafiosi. Le forze dell’ordine non possono costruire anche la coscienza civile collettiva e senza quest’ultima non si va da nessuna parte”, conclude Abbaticchio.




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