Cantiere via Filzi, tutta la cronistoria raccontata dall’assessore Sacchetti
La prima ora del consiglio comunale aperto è servita per ripercorrere la vicenda dal punto di vista dell’amministrazione fin dagli esordi.
Così ha detto l’assessore alle opere strategiche Marco Sacchetti: “una genesi partita nel 2017 quando l’allora comandante della PM ha inoltrato una relazione dettagliata sulle criticità di natura igienico-sanitaria e sulla mancanza di sufficienti spazi adeguati nell’attuale sede di via Setteponti. D’altronde, una linea strategica di mandato era riportare il comando della PM in centro, in una zona della città in cui il degrado era diffuso. Nel 2018 a seguito di delibera di giunta, avviso pubblico e valutazioni di apposita commissione tecnica, l’immobile di via Filzi è risultato in possesso delle caratteristiche richieste. Dopo il progetto di fattibilità tecnico-economica acquisito a novembre e approvato dalla giunta, con un quadro economico pari a 4 milioni di euro, a dicembre dello stesso anno è stato stabilito di individuare lo strumento del leasing in costruendo. Questa forma di realizzazione dei lavori pubblici, prevista dal codice degli appalti, di partenariato pubblico-privato, ha oggettivi vantaggi per una pubblica amministrazione: la realizzazione delle opere non comporta impegno immediato di risorse per il Comune mentre il rischio di costruzione e finanziamento è in carico al concessionario. Il contratto di partenariato è stato sottoscritto nel novembre 2019 mentre nel gennaio 2020 l’immobile è stato acquistato dal privato e mai è stato nella disponibilità del Comune di Arezzo. Il progetto esecutivo, la cui consegna da contratto era prevista nel 2020, è pervenuto nell’agosto 2021, dopo un anno e mezzo rispetto a quanto pattuito, il 31 agosto veniva approvato dalla giunta che, visti i ritardi accumulati, chiedeva l’apertura celere del cantiere. Ma sono stati necessari altri richiami e solleciti. I lavori hanno così subito una forte dilazione, dopo di che sono proseguiti lentamente e a singhiozzo, in un rimpallo di responsabilità e una crescente litigiosità tra soggetto mandatario e soggetto mandante. Dai vari sopralluoghi svolti dall’amministrazione comunale e ulteriori sollecitazioni è emerso nel gennaio 2022 un nuovo scostamento significativo dal cronoprogramma e nella primavera 2022 il cantiere risultava fermo. Così in data 8 aprile 2022 l’amministrazione comunale ha provveduto alla messa in mora. Il 2 ottobre 2022 abbiamo rilevato ancora che le opere non erano in stato avanzato e corrispondevano a meno del 10% di quelle previste. Abbiamo allora provveduto l’11 ottobre a un’altra messa in mora con 15 giorni come termine per la loro ripresa. L’impresa mandataria in risposta alla messa in mora ha ribadito di voler continuare e consegnare l’opera a luglio 2023. Ma ad aprile 2023 i nostri sopralluoghi non davano le risposte attese. Finché, nonostante le palesi inadempienze contrattuali, ci è stato chiesto un riadeguamento economico-finanziario e il rilascio di un primo certificato di avanzamento dei lavori. L’amministrazione comunale ha sempre cercato di non distruggere questo contratto, ha concesso proroghe e dilazioni, perché sapevamo che la rottura avrebbe avuto conseguenze sull’area: anche di fronte a una richiesta come quella di riadeguamento economico-finanziario ci siamo fatti parte attiva per capire se ne esistevano i presupposti e le condizioni. Perché è stato richiesto tale riadeguamento? È stato addotto per i ritardi accumulati. Ma il motivo per cui i tempi si sono dilatati, incrociando il periodo Covid e post-Covid., l’incremento dei prezzi delle materie prime, dal calcestruzzo all’acciaio, e dell’inflazione, è legato al fatto che il progetto esecutivo è stato presentato con ritardo dal soggetto realizzatore. Non certo per responsabilità dell’amministrazione comunale e questo ha annullato ogni fondamento a quella richiesta. Siamo dunque arrivati alla risoluzione del contratto di partenariato pubblico-privato. Dal momento della risoluzione, il sito, che non è più un cantiere ma resta nella proprietà di un privato, è rimasto abbandonato e i residenti sono legittimamente preoccupati. Dopo le comprensibili lamentele dei cittadini sul degrado sopravvenuto, il sindaco ha emesso alcune ordinanze, la prima dell’8 aprile 2024, con la richiesta di rimuovere le acque stagnanti, ripulire l’area, prevenire la proliferazione di zanzare, accorgimenti per evitare in futuro analoghe problematiche. I termini dell’ordinanza sono stati prorogati, il nostro impegno per la messa in sicurezza dell’area non è venuto meno. Il 13 marzo 2025, sempre a seguito di varie segnalazioni, ci siamo mossi con la Asl per verificare le condizioni igienico-sanitarie dell’area. La Asl, dopo un sopralluogo, ha comunicato gli interventi da effettuare e questo ha altresì evidenziato che le criticità sollevate con l’ordinanza del 2024 non erano state rimosse. A seguito di ulteriore ordinanza, abbiamo registrato un’impugnativa al Tar da parte del proprietario, il tribunale amministrativo ha dato ragione al Comune confermando di conseguenza la cogenza del dispositivo di quell’atto. Il 17 giugno 2025 ci è pervenuta la notifica di una citazione dinanzi al tribunale di Arezzo che lamenta l’illegittimità della risoluzione del contratto. Il 3 luglio abbiamo infine riscontrato che all’ultima ordinanza è stato sostanzialmente ottemperato. Questa è la necessaria cronistoria di un procedimento amministrativo fondato sull’idea di portare la caserma della PM in quel luogo, con un istituto giuridico previsto dalla legge e sono state le inadempienze del soggetto esecutore a comportare tutto il disagio che i cittadini giustamente lamentano”.
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