>>>ANSA/ Trump firma le lettere sui dazi, ore decisive per l’Ue – Altre news
(di Mattia Bernardo Bagnoli)
Il conto alla rovescia per
trovare un’intesa con gli Usa sui dazi inizia a farsi sempre più
pressante. Donald Trump, alimentando la strategia della
tensione, ha annunciato di aver firmato “12 lettere” destinate
ad altrettanti Paesi con dentro “importi differenti” sui futuri
balzelli e che saranno inviate lunedì. Ma non ha specificato a
chi saranno inviate. La Commissione Europea, nel mentre,
continua a negoziare – formalmente è la sola titolare del
dossier – per trovare “una soluzione, che rimane la nostra
priorità”. “Allo stesso tempo – ribadisce un portavoce – ci
stiamo preparando all’eventualità che non si raggiunga un
accordo soddisfacente”. In quel caso, saranno dolori.
Al momento si sta valutando un accordo provvisorio che
manterrebbe un dazio del 10% sulla maggior parte delle
esportazioni, secondo quanto comunicato venerdì dalla
Commissione Europea agli ambasciatori dell’Ue. Oltre alla
tariffa di base, le discussioni si concentrano su possibili
agevolazioni a settori industriali specifici, come quello
automobilistico — gli Stati Uniti applicano dazi del 25% sulle
automobili e del 50% su acciaio e alluminio. Secondo l’analisi
della Commissione, all’inizio della prossima settimana gli Usa
divideranno i propri partner commerciali in tre gruppi. Una
sorta di status gold per chi ha raggiunto un accordo di massima,
con la possibilità di ulteriori riduzioni in una fase
successiva, confermando dunque la sospensione reciproca. Un
silver per chi non è stato ancora in grado di raggiungere
un’intesa generale e si vedrà colpito dai dazi specifici (il
che, per l’Ue, significherebbe il 20% fino alla conclusione
dell’accordo). E infine un bronze per i partner con cui i
negoziati stanno procedendo male, con il ritorno ai dazi
applicati precedentemente fino a nuovo avviso.
“Non è ancora chiaro come Trump classificherà l’Ue ma dai
negoziati è emerso chiaramente che in tutti gli scenari sopra
descritti permarrà uno squilibrio nelle misure commerciali tra
noi e gli Stati Uniti e questo porta a chiedersi come possiamo
prepararci a porre rimedio a tale squilibrio”, spiega una fonte
diplomatica. Ed è qui che tutto si complica poiché i 27 sono
divisi su che strategia adottare e si moltiplicano i contatti
bilaterali con Trump (l’ultimo in ordine cronologico, per ora, è
quello di Giorgia Meloni). Prima d’impegnarsi definitivamente,
la presidente della Commissione Ursula von der Leyen dovrebbe
consultarsi individualmente con i leader europei nel fine
settimana per decidere la strada da seguire. Perché è vero che è
lei guidare le danze ma su un argomento così delicato non può
permettersi di ballare da sola. Trump, dal canto suo, dovrebbe,
a quanto pare, avere un ultimo round di discussioni con i suoi
consiglieri il prossimo lunedì e dunque si andrà al fotofinish.
“C’è una scadenza che è il 9 luglio: potenzialmente può essere
oggetto di un’intesa e al tempo stesso può essere anche oggetto
di una proroga, è una trattativa molto complessa”, ha azzardato
il vicepresidente della Commissione, Raffaele Fitto, dalla
masseria di Bruno Vespa.
“Tra gli Stati membri la grande domanda sarà se raggiungere
un accordo a tutti i costi per evitare una guerra commerciale o
mostrare i muscoli se il compromesso non è soddisfacente”,
azzarda un altro diplomatico europeo. “E qui entriamo nella
questione delle misure di compensazione, che sono sul tavolo ma
non ancora formalmente concordate”. Ovvero il bazooka di
contro-dazi del valore di 100 miliardi di euro. La logica,
ormai, è quella del poker: rilanci e bluff. Prima Trump ha
minacciato il 50% secco all’Ue se non si piega, poi, in un
recente sviluppo, ha evocato un manganello del 17% sulle
importazioni di prodotti alimentari (nervo sensibile per molti
Stati membri, tra cui senz’altro l’Italia e la Francia).
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