Come suonare free senza perdere il groove: Organic Drumming
L’Organic Drumming insegna a suonare libero restando nel tempo, sviluppando ascolto, corpo e consapevolezza ritmica profonda.
Immagina di suonare un solo di batteria che sembra sganciarsi dal tempo, ma che in realtà è perfettamente dentro. Nessun click, nessun pattern rigido. Eppure, tutto vibra con il beat. È un’illusione? O esiste davvero un modo per liberare la batteria dalle sue gabbie ritmiche, senza però smarrire l’orientamento?
Spoiler: sì, esiste. Si chiama Organic Drumming.
Cos’è davvero l’Organic Drumming (e perché non è un’idea astratta)
L’espressione Organic Drumming non è uno slogan. È un approccio al tempo, alla forma, al fraseggio. In parole povere: significa suonare libero, ma restare dentro al flusso del tempo. Un concetto difficile da afferrare in un primo momento, perché spinge i batteristi a fare una cosa controintuitiva: sentire lo spazio, non solo contare il tempo.
Elvin Jones lo faceva. Jack DeJohnette lo fa. Bob Moses ne ha fatto un’arte. E anche se può sembrare un gioco da giganti, la verità è che esistono esercizi concreti per iniziare a entrare in questa mentalità.
Il problema non è il tempo. È come lo percepiamo
Se ti è mai capitato di sentirti “imprigionato” nel click o in un pattern troppo ripetitivo, sai già di cosa si parla. Il drumming moderno soffre spesso di eccessiva razionalizzazione: ogni colpo al suo posto, ogni frase scandita da suddivisioni rigorose. Ma nel jazz e nel free, questa precisione matematica non basta.
Tony Arco, batterista e didatta con un’esperienza che attraversa decenni, ha detto una cosa illuminante:
“Il punto non è tanto dover pensare al tempo, quanto sentire lo spazio.”
(Tony Arco)
Ed è proprio qui il cuore della questione. L’organicità nasce da un tempo “interiorizzato”, corporeo, emotivo. Non a caso Arco consiglia di studiare l’Organic Drumming con il corpo, e non con la testa.
Suonare libero, ma non a caso
L’Organic Drumming non è un invito al caos. È una forma di libertà consapevole, una danza ritmica che si appoggia su un internal clock molto forte. È quel tipo di drumming in cui ogni colpo, per quanto apparentemente destrutturato, ha un suo peso specifico. Un’onda, un respiro.
Un esercizio potente che Arco racconta nel corso parte proprio da qui: mettere il metronomo a 28 bpm (sì, hai letto bene) e usarlo solo sul 2 e 4. Intanto si canta un vamp semplice (come quello di Equinox di Coltrane) e si suona con crescente libertà sopra questi spazi dilatati.
Questo ti obbliga a restare connesso al tempo senza avere il tempo addosso. È una sfida. Ma è anche una svolta.
Esercizi pratici per entrare nel flusso
Ecco tre esercizi direttamente ispirati al lavoro di Tony Arco nel suo corso:
1. “Metronomo a 28”
Imposta il metronomo a 28 bpm. Usalo come riferimento per il 2 e il 4. Canta un vamp semplice (Equinox va benissimo) e comincia a suonare con una mano, poi con due, poi coinvolgi i piedi. L’obiettivo? Non uscire mai dal tempo, anche quando non lo senti più.
2. “Fraseggio libero in 4/4”
Prendi una struttura di blues. Inizia a suonare liberamente sopra la forma, restando però consapevole delle sue sezioni. Puoi usare ride, rullante e tom in modo melodico, lasciando che siano le frasi stesse a costruire il groove.
3. “Registrati e riascoltati”
Ogni esercizio va registrato. Riascolta senza la base, solo il tuo drumming. Riesci a sentire il tempo? Riesci a percepire il vamp, anche se non l’hai suonato?
Provalo anche tu
Se ti sei mai chiesto come improvvisare senza perdere il controllo, l’Organic Drumming potrebbe essere la chiave. È uno di quei metodi che non si imparano in un giorno, ma che una volta acquisiti ti cambiano il modo di suonare per sempre.
Nel corso “L’evoluzione della batteria nel jazz” di Tony Arco su Musicezer, tutto questo viene spiegato e suonato con estrema chiarezza, anche grazie a esempi pratici e routine costruite in anni di esperienza.
“Attraverso l’Organic Drumming impari a sentire flussi di note più che suddivisioni specifiche, e questo mi ha reso molto più libero in certe situazioni musicali.”
(Tony Arco)