Piazza della Repubblica, il verde è già secco: scoppia la polemica
Doveva essere uno degli emblemi del nuovo volto di Roma, una piazza riqualificata, moderna e sostenibile. E invece, piazza della Repubblica, a pochi mesi dalla sua inaugurazione in grande stile, sembra già mostrare segni di abbandono. Il verde promesso si è tramutato in marrone, le aiuole sono secche e gli alberi – piantati da poco – hanno foglie ingiallite, piegate dal sole e dalla mancanza d’acqua.
L’effetto visivo è desolante: il bianco del travertino circonda lembi di prato bruciato dal sole e alberature spoglie. L’ombra, introvabile, è un miraggio in una delle piazze più eleganti e centrali della Capitale. “L’unico punto fresco è sotto la tettoia di un chiosco”, denuncia Daniele Giannini, ex consigliere leghista alla Regione Lazio, che si è presentato sul posto con tanto di innaffiatoio. Un gesto simbolico, certo, ma anche una fotografia di un disagio concreto.
“Doveva essere uno spazio green e invece sembra il deserto”, ha dichiarato Giannini. “A pochi mesi dalla fine dei lavori, ci saremmo aspettati un impianto d’irrigazione funzionante. E invece nulla. Alcuni parchi romani sono ormai in autogestione, con i cittadini che si portano l’acqua da casa. E anche qui, pare, si debba fare lo stesso”.
Le segnalazioni non arrivano solo dalla politica. Sono residenti e lavoratori della zona a lamentare la situazione. L’afa estiva ha fatto il resto, accelerando il processo di degrado visivo e rendendo la piazza un potenziale epicentro di isola di calore nel cuore della città.
Ma chi è responsabile? Secondo quanto si apprende, l’area è ancora sotto la gestione dell’Anas, soggetto attuatore dell’intervento giubilare.
Tocca a loro garantire l’attecchimento delle piante e la manutenzione. Se gli alberi non dovessero sopravvivere all’estate, è prevista la loro sostituzione, ma solo dopo la stagione più critica.
Intanto, sotto il sole rovente, la fontana delle Naiadi spruzza acqua fresca, ma è solo una bellezza da cartolina. Attorno, il verde langue. E il sogno di una Roma più vivibile evapora sotto il peso della solita, cocente disattenzione.
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