sottolinea la dottoressa Francesca Dominici. I benedici e il consumo ideale
L’olio d’oliva, il re della dieta mediterranea e dei grassi buoni, si deve difendere dall’accusa di poter favorire l’obesità. Lo afferma un nuovo studio pubblicato su Cell Reports che mette in evidenza l’azione dell’acido oleico, presente anche nell’olio d’oliva. In sintesi, secondo lo studio, non avrebbe solo un effetto salutare, ma a livello fisiologico stimolerebbe la formazione di nuove cellule adipose.
Lo studio
I ricercatori hanno analizzato l’effetto di vari acidi grassi nella dieta utilizzando cavie animali e modelli in vitro, e hanno scoperto che l’acido oleico attiva il recettore nucleare LXRα e la proteina AKT2, stimolando la formazione di cellule adipose (ipertrofia) e la proliferazione precoce dei precursori adipocitari. Questo processo potrebbe contribuire all’aumento della massa grassa anche in assenza di un eccesso calorico puro, suggerendo che non contano solo le calorie, ma anche il tipo di grasso consumato. Secondo questo studio, l’acido oleico – generalmente associato a benefici salutistici, soprattutto nell’olio d’oliva – può stimolare la formazione di nuove cellule adipose quando consumato frequentemente. Il rischio? Non solo l’accumulo di grasso esistente, ma anche la produzione di nuove cellule adipose.
Facciamo un po’ di chiarezza
“Lo studio pubblicato su Cell Reports mostra, in modelli di cavie animali e in vitro, che l’acido oleico può stimolare la proliferazione di cellule adipose. Tuttavia, si tratta di dati preclinici ottenuti su topi maschi nutriti con diete ricchissime di grassi, in condizioni non paragonabili alla normale alimentazione umana – spiega al FattoQuotidiano.it la dottoressa Francesca Dominici, medico dietologo -. Manca inoltre una chiara indicazione delle dosi. Parlare di un nesso diretto tra olio d’oliva e obesità è, dunque, fuorviante. In un contesto ipercalorico, l’acido oleico può favorire l’espansione adiposa, ma non vi è alcun rischio documentato legato a un consumo moderato all’interno di una dieta equilibrata”.
Gli effetti deleteri dei social
Un po’ del loro ce lo mettono alcuni influencer e personaggi pubblici che, estremizzando gli effetti benefici dell’olio evo, consigliano di berne anche a tazze. Come riporta il Daily Mail, per esempio, la cantante Dua Lipa lo aggiunge sul gelato, e così i suoi fan. I culturisti su Reddit affermano di mangiarlo di continuo per aumentare la massa muscolare. Jennifer Lopez gli attribuisce il merito della sua pelle radiosa; mentre Bryan Johnson, un biohacker della Silicon Valley, afferma di berne diversi cucchiai a colazione. Altri influencer sostengono inoltre che il liquido dorato abbia innumerevoli benefici, come alleviare gonfiore e stitichezza, aiutare l’organismo ad assorbire meglio i nutrienti, favorire la salute dei capelli e della pelle e persino curare i postumi della sbornia. “Come medico, ricordo che l’equilibrio è un principio fondante della nutrizione clinica – sottolinea per contro Dominici -. Anche i grassi più salutari, se consumati in eccesso, contribuiscono a un surplus calorico. Da sottolineare che l’olio extravergine d’oliva apporta circa 900 kcal ogni 100 g: non ha quindi senso berlo a cucchiai o a tazze, come talvolta suggerito da questi personaggi in rete”.
I benefici confermati dell’olio d’oliva
“L’olio evo è una fonte preziosa di acidi grassi monoinsaturi, polifenoli, tocoferoli e fitosteroli, che conferiscono all’alimento numerose proprietà benefiche. Diversi studi ne hanno evidenziato l’effetto positivo sul sistema cardiovascolare, sulla salute vascolare e sulla regolazione dei lipidi nel sangue”, aggiunge l’esperta. Di fatto, parliamo di un alimento riconosciuto da tutte le principali linee guida internazionali, incluse le Linee Guida della Dieta Mediterranea 2025, pubblicate dal Sistema Nazionale delle Linee Guida dell’Istituto Superiore di Sanità, come elemento cardine di una dieta cardioprotettiva e sostenibile.
Qual è il suo consumo ideale?
“Le indicazioni nutrizionali suggeriscono un consumo giornaliero di 20–30 g, equivalente a 2-3 cucchiai – continua Dominici. Naturalmente, il fabbisogno può variare in base al dispendio energetico e al contesto dietetico individuale”. In definitiva, ciò che conta è inserirlo in modo consapevole, evitando sia l’eccesso che l’eliminazione immotivata. Perché non esistono superalimenti isolati – conclude il medico – ma modelli alimentari complessivi che determinano lo stato di salute”.
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