«Lo sviluppo del calcio femminile spinto dai valori che attirano gli sponsor»
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse. È la storia dantesca di Paolo e Francesca. E anche di Paolo e Federica. Lui, è il Pablito nazionale, lei, Federica, è sua moglie e presidente della Divisione Serie A femminile della Figc. Lui fece piangere il Brasile e, alzando la Coppa del mondo al Bernabeu, traghettò l’Italia fuori dal terrorismo; lei, alla guida del calcio femminile, si è caricata sulle spalle migliaia di ragazze che sognano e corrono incontro al destino prendendo a calci un pallone e i pregiudizi. Tutto per un libro galeotto. Nel 2003, Cappelletti, allora giornalista, scrive Razza Juve. Quindici uomini che hanno fatto la storia bianconera. Poi, invita Paolo Rossi a una serata a Perugia per la presentazione: «La prima risposta fu no per i tanti impegni – ricorda Federica – ma lo convinsi perché a Perugia era affezionato. Il giorno dell’appuntamento c’era uno sciopero europeo dei trasporti, lui era a Sofia, eppure, pur in modo rocambolesco, arrivò in tempo e, quando entrò in sala, sfoggiò un sorriso così solare che accese in me la luce. Tutto iniziò così».
Oggi, nella luce estiva di un pomeriggio toscano, siamo al Centro tecnico federale di Coverciano, dove ha sede anche il Museo del calcio, presieduto da Matteo Marani. Intorno distese di ulivi e cipressi in fila, davanti i campi di allenamento azzurri. La biblioteca è foderata di volumi e riviste di pallone da tutta Europa e la voce della presidente è morbida come le colline oltre le finestre: «Vivendo con una leggenda, il calcio è sempre stato casa ma mai avrei pensato a un ruolo così per me. Nel 2023 ho accettato l’incarico: era un momento difficile, dopo la scomparsa di Paolo nel dicembre 2020. È stato un modo per continuare a camminare insieme perché con Paolo, che amava tutti gli sport, parlavamo spesso di calcio femminile nel quale lui riconosceva un calcio antico, tecnico, dove l’aspetto economico era in secondo piano facendo così emergere valori, uno sport più sentimentale, dominato dalla passione». Insomma, Pablito sognava una Pablita. E chissà che l’Europeo alle porte – dal 2 al 27 luglio in Svizzera – non porti qualche sorpresa: «La Nazionale è nel girone con la Spagna, campione del mondo, il Portogallo e il Belgio, tutte squadre, come le altre che partecipano alla manifestazione continentale, alla portata delle calciatrici del ct Soncin, che ha ridato entusiasmo al gruppo. Un buon mix fra vecchia guardia e ragazze che crescono, faremo bene». E sembra di riascoltare le parole che Megan Rapinoe, superstar del calcio femminile, pronunciò davanti a un accigliato Donald Trump nel 2019: «Fate ciò che potete, fate ciò che dovete fare, liberatevi. Siate qualcosa di più, siate migliori, siate più grandi di quanto non siete mai state prima».
Crescere appunto. In due anni di presidenza, Federica ha fatto squadra – mica si vive accanto a un mito senza imparare – con lo staff della divisione e con le società, anche in vista della costituzione della Lega femminile: «Chiudiamo una stagione ricca, tre club, Juventus, Inter e Roma, si sono qualificati per la Champions; tre Nazionali, la maggiore, l’Under 19 e l’Under 17, partecipano all’Europeo. La Serie A del 2025-26 sale da 10 a 12 squadre per diffondere quanto più possibile il calcio e nelle tre società neopromosse trovo un grande desiderio di fare, di progettare», tanto che proprio questo pomeriggio al Centro di Coverciano, si vedono le atlete e i dirigenti di Ternana, Parma e Genoa. C’è da pianificare, da discutere magari guardando alle Leghe più ricche in Europa. Il Mondiale del 2019 in Francia, con le Azzurre di Sara Gama, uscite ai quarti con l’Olanda, aveva fatto scoprire un mondo agli italiani: allora i fan del calcio femminile in Italia erano 1 milione, oggi sono 7 milioni: «Il Report Calcio appena pubblicato – spiega la presidente – dimostra che il settore ha ampi margini di espansione per una crescita solida e strutturata: le presenze allo stadio sono raddoppiate rispetto al 2021-22; con le partite trasmesse in chiaro sui canali generalisti, si sono registrati quasi 320mila telespettatori medi a partita, rispetto ai 140mila di tre stagioni prima e gli sponsor si avvicinano ai club femminili per il portato valoriale del nostro sport». Che potrà avvantaggiarsi anche del recente rebranding: «Il nuovo logo è una grande A con ciò che siamo, Women, in linea anche con quanto fanno in Europa e i riscontri non mancano. Certo, Spagna e Inghilterra hanno numeri che a noi paiono irraggiungibili ma il recente lancio dell’Album Panini, a 64 anni dall’edizione maschile, ha dimostrato quanto sia l’interesse per le ragazze che fanno gol. Di certo, il lancio avrà messo in moto gli appassionati del collezionismo ma, perfino alla Panini si sono meravigliati che in cinque giorni sia stata necessaria la ristampa. E ora stiamo lavorando a un progetto simile che ricordi le azzurre del passato. Fra passato e futuro, c’è il presente con tante calciatrici straniere scelte dai club per accrescere il tasso tecnico generale e con manifestazioni quali la Coppa Italia Primavera che obbligano le società a curare da vicino i vivai per crescere le nuove Sara Gama».
Il Report è la fotografia da cui partire per cambiare e crescere, a partire dal professionismo introdotto nel 2022, unica federazione in Italia, e rifinanziato a febbraio: «è una conquista di civiltà, una tutela per le atlete, anche se i bilanci ne hanno sofferto, ma è un passaggio necessario. C’è stato un forte incremento dalla stagione 2021-2022 alla stagione 2022-2023 (+40%) e un successivo assestamento nel 2023-2024, raggiungendo i 4,4 milioni di euro (+54% sulle tre stagioni sportive). E la crescita è stata generata prevalentemente dall’aumento dei costi del personale, cresciuti da 1,6 milioni (54%) nel 2021-2022 a 2,6 milioni (64%) nel 2022-2023». Come con l’introduzione delle quote rose, non si poteva fare diversamente: ora, al professionismo e alla crescita complessiva della Serie A, testimoniata anche dalla partenza della juventina Sofia Cantore, per una cifra record, verso il campionato Usa, vanno affiancati progetti di sviluppo, da una presenza più capillare di scuole-calcio sul territorio, alla formazione di allenatori con conoscenze nell’ambito femminile: «Ci sono tanti allenatori di club femminili che non tornerebbero più al maschile ma credo che solo aprendo i grandi stadi del maschile alle donne avremo un balzo in avanti. La scorsa stagione, Juventus-Roma allo Stadium di Torino ha registrato 33mila presenze, significa che 33mila persone si sono fatte portatrici della bellezza di un calcio più lento ma molto più tecnico, di un calcio genuino, sempre corretto e rispettoso dell’altro». È una donna ferma e determinata, Federica Cappelletti, tanto che questo progetto pare così chiaro nella sua testa che sembra già in qualche modo realizzarsi: «Mi piace confrontarmi, dialogare con tutti, ma poi serve il guizzo, bisogna accendere la luce laddove nessuno se l’aspetta». Come faceva il suo (e nostro) Paolo, quando sbucava dalle mischie, nessuno lo vedeva e condannava i portieri. Il calcio è questo, anche nella gestione: intuito, immaginazione, trovare l’occasione, allargare lo spazio e farlo diventare orizzonte e infinito.
Alza lo sguardo e guarda oltre i vetri della biblioteca, Federica, con questi suoi occhi verdi come le colline: «Paolo è stato un uomo esemplare, un marito meraviglioso, un padre avvolgente, che mi ha fatta diventare migliore, la donna che sono oggi con una visione lungimirante, moderna, aperta e la sua rara capacità di osservazione sarebbe stata utile anche in questa avventura gestionale». Così desiderosa di lasciare il segno perché c’è quasi stato un ribaltamento di ruoli. Paolo, scomparso nel dicembre 2020, calamitava la luce e la restituiva con quel suo sorriso magico, portava sulle spalle, come nella notte dell’11 luglio 1982, un intero Paese; ora è Federica ad aver raccolto il testimone, a farsi staffetta dei diritti, a nome di tutte le ragazze italiane: «Metto al servizio della Serie A le conoscenze coltivate con Paolo e so che saranno le ragazze in campo a zittire i pregiudizi, anche grazie a uno scambio fra calcio maschile e femminile: in Inghilterra, la Premier League traina gli sponsor del femminile e il calcio femminile potrebbe essere area di sperimentazioni, come nel caso del format di intrattenimento pre-gara al quale stiamo lavorando per coinvolgere soprattutto giovani e famiglie che vengono allo stadio».
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