Censurati per motivi ideologici. La giunta si esprima
Sulla questione dei manifesti Pro Vita, ai quali il Comune di Rimini ha negato l’affissione, si esprime anche il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Nicola Marcello con un’interrogazione presentata alla giunta regionale.
Facciamo un passo indietro e analizziamo i capitoli precedenti. L’amministrazione, in data 17 giugno, ha deciso di vietare l’affissione di una campagna promossa dall’associazione Pro Vita e Famiglia, composta da cento manifesti con messaggi come “La mia scuola ha permesso anche ai maschi di usare i bagni delle femmine”, e anche “Oggi a scuola ci hanno letto una favola in cui la principessa era un uomo”. La giunta ha motivato il provvedimento asserendo che i manifesti fossero “non rispettosi della dignità della persona in tutte le sue forme ed espressioni”.
L’associazione Pro Vita ha tacciato la scelta del Comune di Rimini come una forma di censura ideologica che colpisce chi esprime idee legittime, anche se non condivise da tutti, e così hanno fatto diversi esponenti dell’opposizione. “Considerato che la Regione Emilia-Romagna ha il compito di vigilare sul rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali, anche quando le decisioni sono prese da singoli enti locali – osserva Marcello nell’interrogazione -, è fondamentale, anche su temi delicati come l’identità di genere, l’educazione e la famiglia, garantire il confronto, il dialogo e la possibilità di esprimere opinioni diverse, senza censura. I messaggi della campagna di Pro Vita, pur potendo suscitare dibattito, non possono essere vietati per motivi ideologici”.
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Andando al cuore dell’interrogazione, il consigliere di FdI chiede alla giunta regionale “se sia stata informata della decisione del Comune di Rimini e se la ritenga condivisibile, alla luce dei principi costituzionali sulla libertà di espressione”. Marcello, in aggiunta, chiede “se la Regione intenda elaborare indirizzi o linee guida per evitare che i Comuni applichino regolamenti in modo selettivo o ideologico, impedendo ad alcune realtà associative di esprimersi liberamente, e se intenda difendere il diritto di ogni cittadino e associazione a esprimere le proprie idee, anche su temi sensibili, purché nel rispetto della legge e senza incitamento all’odio, come nel caso della campagna di Pro Vita”.
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