I giornalisti non sono bersagli
Poco prima che Leone XIV celebrasse il Corpus Domini nella chiesa di San Giovanni in Laterano a Roma, poco distante, proprio ai piedi della statua di San Francesco, il gruppo “Operatori e operatrici dell’informazione per Gaza” ha messo in scena un flash mob per denunciare l’uccisione continua e mirata dei giornalisti in Medio Oriente, in particolare a Gaza.
Cerotti sulla bocca, una maglietta con il disegno di un mirino e la scritta ‘press’, in mano e al collo le foto di alcuni tra i giornalisti palestinesi uccisi dal 7 ottobre 2023, (ma non solo, come nel caso di Sheeren Abu Akleh, freddata da un cecchino israeliano in Cisgiordania l’11 maggio 2022) il cui lunghissimo elenco è stato stampato su un grande cartello. Le giornaliste e i giornalisti presenti hanno preso in mano il microfono impersonando i colleghi palestinesi uccisi in modo da farli rivivere, anche solo per qualche minuto, attraverso la storia della loro vita e del loro sacrificio.
Nel documento, distribuito durante il flash mob, il gruppo ha sottolineato, tra le altre cose, che “Gaza non esiste più”, che “quello in corso davanti ai nostri occhi è un genocidio, durante il quale Israele ha ucciso 237 giornaliste e giornalisti, videomaker e fotoreporter: un bilancio unico nella storia, che supera perfino i grandi conflitti del Novecento. È grazie a questi 237 colleghe e colleghi che abbiamo saputo cosa realmente è accaduto e accade nella Striscia, visto che Israele, pur dichiarandosi ‘l’unica democrazia del Medio Oriente’, impedisce ai media internazionali di accedere, oltre a colpire a morte i giornalisti palestinesi e le loro famiglie”.
Il gruppo avanza una serie di richieste rivolte ai colleghi dell’informazione: “Chiediamo il rispetto del diritto internazionale e iniziative concrete perché Israele cessi i bombardamenti, si ritiri dalla Striscia e lasci gestire gli aiuti a Gaza dalle Nazioni Unite e da organizzazioni internazionali autorevoli; chiediamo che Italia e Unione Europea, vincolate da impegni internazionali precisi, si attivino per prevenire e interrompere il genocidio in corso; chiediamo che Israele rispetti il diritto di cronaca e faccia entrare subito i media internazionali a Gaza e nei territori occupati; negarlo significa violare arbitrariamente il diritto di essere informati e il rispetto di principi democratici fondamentali”.
Infine, il gruppo di operatrici e operatori dell’informazione si rivolge ai colleghi e alle colleghe palestinesi: “Vi saremo grati in eterno – scrivono – per il sacrificio estremo con cui voi e le vostre famiglie avete aperto gli occhi al mondo. Faremo il possibile perché questo sacrificio non sia stato inutile”.
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