U.S. Girls – Scratch It
Nove brani nati in modo istintivo, registrati a Nashville in appena dieci giorni e in presa diretta, con minime sovra incisioni, quelli che vanno a comporre “Scratch It” nuovo album di Meg Remy qui accompagnata da una band tutta nuova che inizialmente doveva esibirsi in una sola occasione, un festival a Hot Springs (Arkansas) l’anno scorso.

L’energia di Dillon Watson (D. Watusi, Savoy Motel, Jack Name) alla chitarra, Jack Lawrence (The Dead Weather, The Raconteurs, Loretta Lynn) al basso, Domo Donohoalla alla batteria, Jo Schornikow e Tina Norwoodalle alle tastiere deve aver impressionato Meg Remy che ha voluto catturarla in un disco impreziosito dalla presenza di Charlie McCoy (Elvis, Bob Dylan, Roy Orbison) all’armonica.
“Like James Said” ispirata a “Get Up Offa That Thing” di James Brown mette insieme melodie soul e funky in scioltezza, l’intensità di “Dear Patti” e “Firefly on the 4th of July” (scritta da Alex Lukashevsky) è venata di country, “The Clearing” con l’armonica di McCoy s’inoltra in territori blues. Sensualità pura quella che evoca “Walking Song”, atmosfera che diventa ben più intima in una “Emptying the Jimador” altrettanto caliente.
“Scratch It” è l’album più lineare uscito finora dalla penna e dalle corde di Remy che in “Pay Streak” ospita ancora l’armonica di McCoy in un brano dedicato a chi fa fatica ad arrivare a fine mese scritto con il canadese Kim Beggs e cantato con grande partecipazione. “No Fruit” torna al rock più grintoso senza perdere il gusto melodico e chiude un disco sincero e raffinato.
La sensazione è che dopo il successo ottenuto con “Bless This Mess” (candidato al Polaris Music Prize) Meg Remy abbia voluto tornare alle origini riscoprendo le radici della propria musica, sentendosi libera di sperimentare, come fa ampiamente in “Bookends“, in una dimensione più raccolta anche rispetto a quella di “Heavy Light“. Il risultato è un disco moderno eppure d’altri tempi, che fotografa fedelmente un momento forse unico nella sua carriera.
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