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“Uccisi tutti nel sonno”. Così Israele ha eliminato gli scienziati nucleari di Teheran

L’operazione israeliana “Rising Lion” contro i siti nucleari ed elementi militari del regime degli ayatollah, culminata questa notte con l’ingresso degli Stati Uniti nel conflitto contro l’Iran, nasconde un’altra missione non meno importante lanciata il 13 giugno da Tel Aviv. Si tratta dell’Operazione Narnia che ha preso di mira gli scienziati nucleari iraniani uccidendone nove simultaneamente nel corso di una sola notte. Il nome della missione è stato scelto per sottolineare l’audacia e l’inventiva al limite dell’impossibile dimostrata dall’esercito dello Stato ebraico.

Come confermato dall’emittente israeliana Channel 12 ripresa dal Jerusalem Post, gli scienziati di Teheran sono stati colpiti dall’Idf all’interno delle loro abitazioni. Sin dalle prime fasi della pianificazione dell’operazione, gli obiettivi erano stati divisi in quattro “livelli di eliminazione”, in base all’importanza a loro attribuita all’interno del programma nucleare iraniano. Gli scienziati con maggiore esperienza militare e più difficilmente sostituibili sono stati classificati al livello più alto. Gli esperti uccisi avevano un’esperienza pluridecennale ed erano successori diretti di Mohsen Fakhrizadeh, considerato il padre del programma atomico della Repubblica Islamica, neutralizzato da Tel Aviv nel 2020. Quest’ultimo fu falcidiato da mitragliatrici comandate a distanza mentre era in macchina con la moglie.

Nella giornata di ieri, i media del regime teocratico hanno riferito dell’uccisione di un altro scienziato nucleare, Isar Tabatabai-Qamsheh, assassinato da un drone israeliano che ha colpito un appartamento nella capitale iraniana. L’omicidio mirato è stato comunicato nella newsletter della Sharif University di Teheran. Il suo nome si aggiunge dunque a quelli degli altri target eliminati da Tel Aviv: Fereydoon Abbasi, Mohammad Mahdi Tehranchi, Akbar Matlali Zadeh, Saeed Beraji, Amir Hassan Faqahi, Abd al-Hamid Minushahr, Mansour Asgari, Ahmad Reza Davalparki Daryani e Ali Bakhayi Kathehremi.

L’operazione Rising Lion, di cui fa parte anche la missione Narnia, è stata progetta da 120 operativi appartenenti all’intelligence militare e all’Air Force dello Stato ebraico all’interno di una struttura dell’unità di cyber-intelligence israeliana 8200. Un funzionario anonimo dell’Idf afferma che “lo scorso anno abbiamo cominciato a stilare una lista di obiettivi” e “ogni team aveva una sua missione: uccidere gli scienziati nucleari, eliminare i centri di comando e i sistemi radar. Così è cominciata l’operazione Rising Lion”.

In un’intervista concessa al Wall Street Journal, David Albright, uno dei maggiori esperti del programma nucleare iraniano, ha confermato che alla vigilia degli attacchi di Tel Aviv la minaccia atomica del regime teocratico era reale e ha dichiarato che lo Stato ebraico colpendo gli scienziati ha spazzato via gli “Oppenheimer iraniani”. Tra questi, ha ricordato Albright, ce n’era uno in particolare, Abbasi, che lo scorso mese aveva detto che il suo Paese avrebbe potuto schierare armi nucleari contro “gli Stati Uniti, l’Inghilterra e il regime sionista” con mezzi diversi da missili e aerei. “E se venissero attaccati dall’interno?“, ha chiesto Abbasi ventilando “il ricorso a mezzi non convenzionali o tramite terroristi”.

Scienziati come quello appena citato, ha proseguito l’esperto, possono “essere sostituiti nel tempo” ma a breve termine, come avvenuto con l’uccisione di Fakhrizadeh, la loro eliminazione è “devastante”.

Parole pronunciate prima del via libera dato da Trump la scorsa notte ai B-2 e ai sottomarini americani che hanno distrutto i siti di Fordow, Natanz e Isfahan A questo punto resta da capire l’impatto che tali raid avranno sul programma nucleare di Teheran e più in generale sulla tenuta del regime degli ayatollah.


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