Cultura

Fontaines D.C. + Shame – Live @ Sequoie Music Park (Bologna, 17/06/2025)

Paul Hudson from United Kingdom, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

Ci siamo finalmente! Sold-out da innumerevoli mesi, il concerto dei Fontaines D.C. al Parco Delle Caserme Rosse di Bologna (all’interno della rassegna Sequoie Music Park) è senza dubbio uno degli eventi più attesi di questa fine primavera almeno qui in Emilia-Romagna.

La band irlandese lo scorso agosto aveva realizzato il suo quarto LP, “Romance” – il suo primo per la XL Recordings – che l’aveva vista prendere un po’ le distanze da quella label post-punk che le era stata etichettata fin dagli inizi: sarà quindi interessante poter studiare il loro percorso di crescita anche sotto l’aspetto live.

Dopo alcuni giorni in cui il caldo ha colpito pesantemente la nostra regione, oggi le temperature sono diventate più miti e primaverili, grazie anche alla pioggia caduta durante la notte: il clima sembra perfetto per affrontare questo concerto in tranquillità.

Il Parco Delle Caserme Rosse si riempie piano piano, mentre alle otto e mezza puntualissime sono gli Shame ad aprire la serata.

La band post-punk del sud di Londra sarà l’opening act di queste date italiane della formazione di Dublino e ne approfitterà per presentare anche qualche pezzo del loro quarto LP, “Cutthroat”, appena annunciato, che uscirà a inizio settembre per Dead Oceans.

Charlie Steen e compagni hanno a loro disposizione poco più di mez’ora ed eseguono appena otto canzoni, ma sin da subito non perdono il tempo per incendiare la già numerosa folla emilana. E’ proprio il frontman a tuffarsi più di una volta nel pubblico a cantare, mentre l’adrenalina scorre a fiumi e la potente strumentazione scalda i fan bolognesi con chitarre intense e rumorose, anche se troviamo qualche apertura più pop incluso in “Cutthroat”, title-track dell’imminente nuovo disco. Sicuramente vale la pena rivedere gli Shame in un concerto da headliner, ma intanto le prime sensazioni sono molto positive anche per questo nuovo lavoro.

Dopo il passaggio di un paio di attivisti che parlano della guerra contro la Palestina e condannano le azioni di Israele, quando l’orologio segna quasi le nove e quaranta, salgono sul palco gli attesissimi Fontaines DC, ma dopo pochi attimi un problema tecnico li costringe a uscire nuovamente.

Passano più di quindici minuti prima che lo spettacolo possa veramente avere inizio ed è “Romance”, title-track del loro disco più recente, ad aprire la serata: le rumorose e potenti scariche noise, accompagnate da tocchi di stile orientaleggiante sicuramente allontanano la formazione di Dublino da quello che era il suo passato, mentre la voce del frontman Grian Chatten, quasi dallo stampo radioheadiano, rimane delicata e riflessiva.

Subito dopo “Jackie Down The Line”, invece, è uno dei grandi inni di questa serata: si sente più la voce del pubblico rispetto a quella di Chatten, mentre partono i primi handclapping. Anche se i volumi rimarranno bassi per tutta la durata del concerto e troveremo meno adrenalina rispetto agli show a cui abbiamo assistito in passato, comunque le melodie sono deliziose e la musica del gruppo irlandese sembra coinvolgere ogni singolo presente.

Un altro estratto da “Romance”, “Death Kink” sembra volerci trasportare verso qualcosa di più pop: anche qui le linee melodiche sono di assoluto valore e hanno un non so che di ispirazione british, mentre nel recentissimo singolo “Before You I Just Forget”, uscito ad aprile come bonus-track della versione deluxe dell’ultimo LP, vediamo il bassista Conor Deegan addirittura rappare prima di sfociare in un ritornello incredibilmente catchy e la memoria ci va subito verso il sempre esuberante Wimbledon Wunderkid Jamie T.

Facciamo un passo indietro verso il 2020 con “A Hero’s Death”, title-track del loro sophomore: se la strumentazione qui risulta potente e arriva dritta in faccia, la voce di Chatten risulta meno determinata e cattiva rispetto alla versione sul disco.

Se vogliamo continuare a parlare del cambiamento dei Fontaines DC sicuramente “Horseness Is The Whateness” ne è una bella testimonianza: anche se stasera qui non sono presenti gli archi e gli arrangiamenti sono solo registrati, comunque l’atmosfera risulta profonda, elegante e interessante, mentre nel finale del pezzo veniamo sorpresi da alcune inserzioni noise.

“Here’s The Thing” si sfoga con chitarre power-pop inarrestabili e assolutamente piacevoli, mentre l’energia scorre a fiumi, come accadrà poco dopo anche nell’ormai immenso inno che è “Boys In The Betterland”, cantato da tutti i presenti.

I Fontaines DC aspettano ben sette minuti dopo la chiusura del mainset prima di ritornare sul palco per “In The Modern World”, altro simbolo della loro trasformazione: anche qui ci sono gli archi e soprattutto l’atmosfera è romantica e tranquilla, riuscendo a emozionare con delicatezza e poesia la folla emiliana.

Mentre sui monitor appare prima la scritta “Free Palestine” e in seguito giuste critiche contro il genocidio perpetrato dallo stato israeliano nella Striscia di Gaza, ecco un altro inno, quella “I Love You”, un tocco di malinconia e poesia nel mondo post-punk.

Non puo’ essere che “Starbuster”- in cui appare anche Charlie Steen degli Shame – a chiudere definitavamente la serata con quei suoi ritmi elevati e saltellanti che aggiungono un tocco dancey, prima che il tono si faccia più riflessivo per poi terminare ancora pieno di adrenalina.

Una bella serata dove abbiamo potuto constatare con gli occhi la trasformazione di questa band che, senza snaturarsi del tutto, sta comunque continuando a portare novità sonore a ogni nuovo album, magari concedendo qualche dettaglio in più al pop rispetto al passato: il successo che stanno riscontrando è del tutto meritato e il loro live-show, anche se meno energico che in passato, ci ha comunque colpito in maniera più che gradevole.


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