Basilicata

Caso Occhiuto, altri due filoni d’indagine

Oltre la corruzione, spuntano altri due filoni d’indagine nel caso Occhiuto: truffa per alcuni indagati, e una pista finora ignota. Il Riesame potrebbe decidere di restituire le chat segrete


CATANZARO – Proseguono alacremente le indagini sull’accusa di corruzione contestata al governatore della Calabria Roberto Occhiuto. E l’intera vicenda potrebbe arricchirsi di ulteriori due filoni investigativi, che non compaiono esplicitamente nel decreto di perquisizione notificato a due degli indiziati del caso, lo scorso 6 giugno. In realtà un accenno ad uno dei due filoni che la procura sta approfondendo, assieme alle altre piste già note, è a pagina 6 del predetto decreto, laddove i magistrati fanno capire che l’ipotizzata malversazione, potrebbe diventare un’ipotesi di truffa aggravata.

A seguito di una presunta distrazione di fondi, capo d’imputazione rivolto al manager Paolo Posteraro, socio di Occhiuto e coindagato nel procedimento giudiziario, i pm sostengono che “il fumus di una malversazione di erogazioni pubbliche” “qualora fosse accertata la carenza dei presupposti per l’ammissione al finanziamento” muterebbe l’accusa in “truffa aggravata”. Alla corruzione, quindi, potrebbe aggiungersi nel prosieguo dell’inchiesta, l’accusa di truffa aggravata.
Ma ci sarebbe un altro fronte investigativo, ancora coperto da totale riserbo, nell’ambito del quale, secondo voci trapelate, si starebbero concentrando le Fiamme gialle, delegate. Nel giro di un mese, forse, ne sapremo di più su queste indiscrezione filtrata, in un’inchiesta verosimilmente destinata a durare tutta l’estate e pure oltre. Per ciò che ci risulta i tempi per la chiusura delle indagini preliminari non saranno così brevi.

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C’è attesa, intanto, per l’esito della pronuncia del Riesame, con udienza fissata per dopodomani, dopo che uno degli indagati (sono tre attualmente i nomi degli indiziati noti, vale a dire Occhiuto, Posteraro e l’altro manager Ernesto Ferraro, ma la lista delle persone implicate nel caso è in via di definizione) ha deciso di rivolgersi al Tdl, per avere indietro telefonino ed altri dispositivi informatici, sequestrati dalla Guardia di finanza, al termine delle perquisizioni del 6 giungo. Va specificato, che uno degli obiettivi dei magistrati inquirenti, è quello di individuare chat “segrete”, ovverosia messaggi fra i soggetti sotto controllo, che magari non si è riusciti a captare nel corso delle intercettazioni telefoniche comuni o con l’ausilio di un trojan autorizzato, e inoculato negli smartphone.

Le normali intercettazioni infatti, sono in grado di cogliere solo gli sms dei telefonini, ma non i messaggi whatsapp o quelli effettuati con altre app ancor più sicure per la riservatezza delle chat. Questi ultimi, infatti, da remoto, sono intercettabili solo attraverso il cosiddetto trojan, la cui inoculazione nel telefono “bersaglio”, però, non sempre riesce. Da ciò la necessità di sequestrare gli smartphone e sottoporli all’esame di un consulente. A volte, tra l’altro, capita che gli investigatori trovino in possesso degli indagati, telefonini di cui disconoscevano l’esistenza.

Detto questo, nel caso in cui il Riesame accolga l’istanza del ricorrente, tutto il materiale preso durante le perquisizioni, dovrà essere restituito e le eventuali chat “segrete” individuate non potranno essere utilizzate nel fascicolo processuale. Nel corso dell’udienza al Tdl, infine, potrebbero emergere novità portate dalla procura, nuovi atti, cioè, tesi a corroborare l’impianto accusatorio. Per questo sarà molto importante seguire l’appuntamento di martedì.


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