I Massive Attack ipnotizzano il Medimex: l’elettronica contro le guerre
Era il concerto più atteso, preceduto da un inevitabile sold out. E i Massive Attack, ospiti dell’ultima serata del Medimex a Taranto, non hanno deluso. Anzi: hanno proposto alle migliaia di spettatori presenti uno show massiccio come il loro nome, fatto di un muro di suoni e di visual ipnotizzanti. Quando si parla dei Massive Attack, pionieri del trip-hop di Bristol dei primi anni ’90, si parla non tanto di semplice musica, ma di musica al servizio dell’impegno civile e sociale: e lo hanno dimostrato anche a Taranto, prendendo posizione senza lasciare dubbi. Robert del Naja con addosso la maglia “Made in Gaza” e una fascia al braccio da cui si leggeva la scritta Palestina, ha lanciato più volte messaggi a sostegno del popolo palestinese e dei bambini di Gaza.
Il concerto si è aperto con un videomessaggio di Medici senza frontiere, le canzoni facevano da contrappunto a un racconto per immagini che ha mostrato l’invasività della tecnologia sulla vita di tutti – compresi gli esperimenti sui macachi di Elon Musk – il controllo di Donald Trump sugli studenti stranieri negli Stati Uniti, e poi un crescendo di orrore che è passato per le guerre – le più evidenti a Gaza e in Ucraina – e per le dinamiche geopolitiche che asservono il mondo ai potenti, da Trump e Netanyahu. “La promessa dell’individualismo era che se tu fossi stato libero avresti trovato il paradiso nella tua testa”, è uno degli ultimi messaggi che la band lascia al pubblico. Pare che non sia andata proprio così. E ancora una volta, con i loro concerti che sono molto di più di sola musica, i Massive Attack hanno lasciato il segno: pubblico estasiato ed entusiasta, ma con l’amaro in bocca perché alla fine è evidente, non viviamo certo nel migliore dei mondi.