«Fare colazione in pasticceria ti fa ingrassare»: due anni di carcere ai genitori che maltrattano la figlia
di Enzo Beretta
Padre e madre patteggiano la condanna a due anni di carcere (pena sospesa) per aver maltrattato la figlia che lavora in ospedale. La decisione è stata presa dal giudice di Perugia, Simona Di Maria. Secondo il pm i due hanno posto in essere «plurimi atti di minaccia e offesa nei suoi confronti». Dopo essersi trasferiti nell’abitazione della 37enne in Umbria «la minacciavano reiteratamente di morte a parole, le puntavano oggetti contundenti alla gola, controllandola integralmente nella gestione della sua vita personale e professionale, appropriandosi dello stipendio percepito dalla ragazza, costretta a pesarsi quotidianamente per controllare che non ingrassasse». C’è di più: «Minacciavano di farla licenziare dal lavoro e si recavano presso il Santa Maria della Misericordia per controllarla. In occasione di un trasferimento di denaro effettuato dalla ragazza, la madre, in particolare, la minacciava e la insultava affermando che il denaro era suo e non poteva toccarlo. Minacce, offese e violenze psicologiche – insiste la Procura – che i due ponevano in essere sia di persona, sia mediante l’invio di messaggi Whatsapp». In una circostanza la madre l’ha perfino «morsa a un braccio».
80 euro al mese dallo stipendio «Controllavano in modo eccessivo qualsiasi mia scelta o iniziativa – ha denunciato la persona offesa – anche l’acquisto di biancheria intima, abbigliamento, scarpe, orario di rientro e uscite con gli amici. Mio padre mi gestiva lo stipendio, lasciandomi 80 euro al mese per le spese. In pratica hanno trattenuto per quattro anni tutti gli stipendi tranne 80 euro. Secondo i miei genitori non sono in grado di vivere da sola, quando siamo in casa mi dicono che sono una capra, una deficiente che non vale nulla, un maiale, una donna senza cuore, una fannullone. Non posso decidere nulla della mia vita – prosegue – non ho potuto scegliere la casa, cosa comprarmi da vestire e neppure decidere di andare a cena».
La bilancia dopo la colazione Ancora: «Quando hanno scoperto, attraverso l’applicazione della Postepay, che alcune mattine avevo fatto colazione alla pasticceria Sandri, da Menchetti oppure al bar dell’ospedale, mi hanno detto che non si può fare colazione in pasticceria perché si ingrassa. Contro il mio volere mi fanno pesare tutte le mattine. Quando sono tornati a Perugia e hanno scoperto che facevo colazione nelle pasticcerie, si sono arrabbiati talmente tanto che tra noi è iniziata una discussione durante la quale mia madre mi ha morso sull’avambraccio sinistro. A casa mia non si può prendere un caffè al bar, non si può andare a pranzo o a cena fuori, al massimo una volta al mese. Quando andiamo al mare, si può solo mangiare cibo al sacco e solo molto molto raramente si può comprare una frittura di pesce». «Mi trattano come una cerebrolesa che non è in grado di vivere da sola – conclude -. La sera, quando mio padre va a letto, nasconde sotto di lui tutte le carte di credito, i libretti di risparmio, le password e i codici pin».
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