Freddò un cane scambiandolo per un cinghiale, cacciatore condannato a pagare un maxi risarcimento
Ci sono voluti due anni, ma alla fine Keeran, esemplare di Lupino gigante di un anno e mezzo ucciso da un cacciatore dopo essere stato scambiato per un animale selvatico, ha avuto giustizia. Di lui avevamo parlato in un precedente articolo. E’ stato il Tribunale di Fermo ad emettere in primo grado la sentenza che obbliga il cacciatore al pagamento di una maxi-multa da 45mila euro a titolo di risarcimento. Sì perchè Keeran non era solo l’amico a quattro zampe della sua padrona, la friulana Francesca Bertolutti, ma era un vero e proprio collega e collaboratore.
“Keeran – ci raccontò la padrona Francesca, proprietaria di un’attività a Fermo dedita alla rieducazione dei cani – Era un animale dedicato ad addestrare altri cani all’aggregazione sociale ed era stato scelto per il suo grande equilibrio e la sua enorme competenza sociale. Ma per me non era solo lavoro. Keeran era il mio cane, il mio compagno di avventure. Insomma, l’amico a quattro zampe quello vero, che ti segue ovunque (si era trasferito con me dal Friuli alle Marche) e che al pari di una persona è parte della tua vita”.
I fatti
Quella mattina di gennaio 2023 è proprio Keeran a mancare a rapporto al richiamo di “mamma” Francesca nella sua proprietà circondata da oltre 30 ettari di terreno. “Avendo udito gli spari e intravisto due cacciatori appena al di fuori della nostra area, il mio compagno li ha preallertati di fare attenzione proprio per la presenza dei nostri cani. Non vedendo tornare Keeran si è allarmato e dopo essere venuto a chiamarmi siamo andati a chiedere aiuto ai due cacciatori che, spalle al muro solo in secondo momento ci hanno comunicato quanto accaduto senza volerci dire immediatamente dove fosse l’animale – prosegue Francesca – Keeran era stato colpito da un colpo di fucile, scambiato, a causa del pelo scuro, per un animale selvatico”.
Nei giorni scorsi la sentenza. Un risarcimento danni importante, ma per Francesca un danno impossibile da quantificare. “Nulla ci restituirà Keeran. Volevamo giustizia per lui, come compagno di vita e come animale, e per noi e soprattutto per accendere una luce su questo tipo di eventi. Una lezione dura per capire che non si può sparare senza essere assolutamente certi di cosa si sta vedendo. Poteva essere uno di noi due (ndr Francesca e il compagno), o un bambino. Avere un’arma non è uno scherzo. E’ un potere di vita e di morte che richiede attenzione e responsabilità”.
“Nonostante tutto, – conclude Francesca – diversi cacciatori mi hanno contattata per una manifestazione di vicinanza e per prendere le distanze da quanto accaduto. Qui non si tratta di generalizzare ma solo di attenzione e rispetto. Valori che abbiamo portato avanti anche durante il processo grazie al contributo dell’avvocato Luana Sandroni”.
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