Mi disse di guidare i figli, poi mi lasciò la mano
Sono passati tre anni dalla morte di Sinisa Mihajlovic, e solo adesso sua moglie, Arianna Rapaccioni, riesce a parlare di quel dolore in modo più consapevole. “Dopo la morte di Sinisa ho avuto una strana reazione. Ho usato i social fingendo una felicità inesistente. Il primo anno è stato difficile per me, cercavo conferme, pubblicavo in continuazione per affrontare il dolore. Solo ora ho realizzato che Sinisa vorrebbe vedermi andare avanti”, queste le sue parole a “Storie al bivio show”, nella puntata in onda martedì 24 alle 21:30 su Rai 2 e ripresa in anteprima da Today.
Il suo racconto parte dagli inizi della loro storia d’amore: “Conobbi Sinisa in un ristorante romano al Gianicolo e fu un colpo di fulmine, da lì non ci siamo più lasciati. Mi propose di vivere con lui, gli risposi solo da sposata e dopo un anno di fidanzamento abbiamo detto si – ricorda -. Volevamo entrambi una famiglia numerosa, oggi sono anche nonna di due nipoti e tutto questo affetto dei figli mi aiuta a non soccombere alla sofferenza. Nel 2019 eravamo in Sardegna, una notte Sinisa sentì un dolore fortissimo e dopo tutti gli accertamenti scoprimmo quella malattia molto aggressiva. La diagnosi era terribile ma noi facemmo un patto: affrontiamo tutto insieme e vinceremo questo brutto male”.
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Gli ultimi momenti insieme
“Sono stati anni faticosi ma lui cercava sempre di sorridere e alla fine delle terapie eravamo sicuri di avercela fatta. Il momento peggiore – rivela la moglie di Sinisa, madre dei suoi 6 figli – è arrivato quando scoprimmo la recidiva. Lui mi chiedeva sempre ‘ce la farò?’. Gli dicevo di sì, non mi sono mai fatta vedere da lui con le lacrime ma anzi, ero allegra perché lui spiava le mie reazioni per capire quanto stessi male”.
Il momento peggiore prima dell’ultimo ricovero: “Quando fu chiaro che era alla fine facemmo un viaggio tristissimo da Bologna a Roma – racconta ancora Arianna Mihajlovic -. Sinisa taceva, mi disse solo ‘mi dispiace non vedere crescere i miei figli’. Lasciai cadere quella frase ma ormai non c’era più nulla da fare. Sinisa tornò in ospedale, stava a letto e io gli stavo accanto. Gli tenevo la mano quando mi disse ‘Arianna ricordati che ti amo, ora ci sarai tu come guida per i nostri figli’. E dopo poco mi lasciò la mano dolcemente e se ne andò sereno perché mi aveva affidato il suo amore e la sua famiglia, i figli, i nipoti”.
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