Società

La guerra sul corpo dei più piccoli: in 5 anni è aumentato del 50% il numero dei bambini abusati sessualmente nei conflitti

Rebecca cammina in silenzio tra gli alberi, con la schiena curva sotto il peso di qualche ramo secco. È uscita presto, con altre ragazze del villaggio, per cercare legna nella boscaglia della Repubblica Democratica del Congo orientale. È luglio, il sole è alto quando per Rebecca e le sue amiche cambia tutto: uomini armati, volti coperti, grida. Nessuno arriva, anche se urlano. Quando Rebecca torna a casa, non dice nulla. Non va in ospedale. Ha paura, si vergogna. Ha sedici anni. La sua storia è una delle almeno 1938 di abusi su minori nei conflitti, registrate nel 2024 da Save The Children: un numero spaventoso, il più alto da quando esistono dati. Ma dietro ogni numero c’è un corpo e una vita che non sarà più la stessa.

Secondo il nuovo rapporto del Segretario generale delle Nazioni Unite, la violenza sessuale contro i bambini nei conflitti armati ha raggiunto un nuovo tragico record, con un aumento del 50 per cento rispetto al 2020. In molti casi, si tratta di stupri di gruppo. In troppi, nessuno ne parla. Tra i Paesi più colpiti, Haiti registra il numero più alto di casi accertati (566), seguita da Nigeria (419), Repubblica Democratica del Congo (358) e Somalia (267). Eppure, questi numeri rappresentano solo una parte della realtà. Le stime sono ampiamente sottodimensionate a causa della stigmatizzazione, della paura di ritorsioni, dell’assenza di servizi adeguati, dell’impunità e delle norme sociali dannose che impediscono alle vittime di denunciare. Le conseguenze della violenza sessuale sui bambini sono devastanti sotto il profilo fisico, psicologico e sociale, denuncia Save the Children, molti sopravvissuti riportano gravi lesioni, infezioni sessualmente trasmissibili e, nel caso delle bambine, rischi mortali in caso di gravidanza precoce. Oltre al trauma, molte sono costrette ad abbandonare la scuola, subiscono l’esclusione sociale e la stigmatizzazione.

«Non dobbiamo mai voltare le spalle all’umanità. Quando si permette ai bambini di subire violenze implacabili in nome della guerra, la colpa è di tutti e tutti abbiamo la responsabilità di far cessare le sofferenze», ha commentato Inger Ashing, Direttrice generale di Save the Children International. «Gli orrori a cui sono sottoposti i bambini in guerra aumentano drammaticamente di anno in anno, una tendenza che rivela una persistente e palese mancanza di rispetto per le speciali protezioni garantite ai bambini. La violenza sessuale contro i bambini nei conflitti è un crimine che un tempo avveniva nell’ombra, ma che ora viene sempre più utilizzato come tattica di guerra palese e deve essere trattata con la stessa gravità delle armi e delle bombe». Ashing ha inoltre sottolineato la necessità di un’azione urgente e coordinata da parte delle Nazioni Unite, degli Stati, dei donatori e delle organizzazioni umanitarie per rafforzare le misure di protezione e sostenere i sopravvissuti, sia dal punto di vista medico che psicologico. «Il futuro di milioni di bambini dipende da un’azione globale immediata e decisa».


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