Prostituzione minorile, condannato un dirigente di Polizia
Giovanni Belmonte, 57 anni, ex vicequestore di Udine e attuale dirigente della polizia amministrativa di Treviso, è stato condannato mattina a 1 anno e 4 mesi di reclusione (pena sospesa) dal Tribunale di Udine in composizione collegiale, con l’infamante accusa di prostituzione minorile. Un verdetto che giunge inaspettato, considerando che, nel corso della scorsa udienza, il pubblico ministero Barbara Loffredo aveva chiesto l’assoluzione per l’imputato. Il collegio, presieduto da Daniele Barnaba Faleschini, ha invece letto il verdetto di condanna dopo due ore di camera di consiglio.
L’accusa nei confronti del dirigente di polizia era di aver consumato rapporti sessuali con una minorenne torinese, conosciuta online a Udine, in cambio di regalie, denaro e favori anche alla famiglia della giovanissima. I fatti erano emersi nel 2022, quando il cellulare di Belmonte, all’epoca in servizio alla Questura di Udine, era stato sequestrato. L’analisi del dispositivo aveva rivelato circa 7.000 messaggi scambiati tra il funzionario e la ragazza quando lei era minorenne; oggi la giovane ha 22 anni.
In aula, la ragazza ha fornito una testimonianza che ha parzialmente contraddetto la versione resa in fase di indagini preliminari. «Giovanni, con il quale sono in buoni rapporti, non sapeva che avevo 16 anni. Cominciammo a parlare in chat e ci siamo visti in videochiamate non a sfondo sessuale. Venni a Udine nel settembre 2020 e passammo due giorni a Lignano, dove mi fece regali e mi portò fuori a mangiare. Io dormii da sola. Abbiamo avuto rapporti sessuali solo l’anno successivo».
Nonostante la ritrattazione della ragazza in aula, il pubblico ministero aveva chiesto l’assoluzione lo scorso 13 giugno, sostenendo che «nonostante le chat possano far pensare ad altro, non possono essere considerate sufficienti per chiedere una condanna». Il collegio giudicante, tuttavia, non è stato dello stesso avviso. L’avvocato di Belmonte, Stefano Comand, ha espresso il suo «sconcerto» riguardo all’esito della sentenza, annunciando fin da subito l’intenzione di impugnarla in appello.
Il processo a carico del 57enne aveva preso il “la” dalle indagini condotte nel 2022 dalla Procura di Bologna. All’epoca infatti Belmonte finì agli arresti domiciliari le stesse accuse e fu sospeso dal servizio. Successivamente, però, la sua posizione fu archiviata e i domiciliari revocati: si trattava, secondo i risultati delle indagini, di uno scambio di persona. Il poliziotto fu quindi reintegrato e trasferito alla Questura di Treviso.
«Abbiamo richiesto il danno da ingiusta detenzione in Corte d’Appello di Bologna che ci è stato liquidato in 10mila euro», ha ricordato l’avvocato Comand, che lo ha assistito anche in quella prima vicenda. E ha concluso: «Attendo che vengano pubblicate le motivazioni della sentenza per capire cosa ha portato a una condanna ma, già da ora, sono fermamente convinto che presenteremo ricorso in appello».
Source link