Società

Micaela Ramazzotti: «I social? Non li sopporto. Fanno regredire i nostri ragazzi. Oggi sono meno vulnerabile grazie ai miei figli»

Micaela Ramazzotti arriva al Forte Village resort in occasione del Filming Italy Sardegna Festival, insieme al fidanzato Claudio e ai figli. L’occasione è diversa dal solito per l’attrice e regista di Felicità: all’VIII edizione della kermesse è presidente di giuria dei cortometraggi. L’abbiamo incontrata davanti al mare cristallino della Sardegna.

Micaela parla del momento che sta vivendo oggi («pacifico»), del rigetto nei confronti dei social, dell’idea di girare un nuovo film da regista e del difficile film La guerra di Elena, dove interpreta l’ebrea romana Elena Di Porto, che salvò i figli e sacrificò la sua vita durante il rastrellamento del 1943. «Una donna considerata matta perché lungimirante e perché vedeva le persone come erano», racconta Ramazzotti.

Cagliari Filming Italy Sardegna Festival 2025  Giorno 02    PhotocallNella foto Micaela Ramazzotti

Cagliari, Filming Italy Sardegna Festival 2025 – Giorno 02 – PhotocallNella foto: Micaela RamazzottiManuele Mangiarotti

Un tema che risuona nell’attualità. «La tragedia è dietro angolo e non ce ne stiamo accorgendo», afferma l’attrice, «siamo nelle mani di chi schiaccia i bottoni. La mia preoccupazione più grande è verso i giovani: Che eredità gli lasciamo? Sono spaventata. I cosiddetti potenti forniscono ai nostri ragazzi strumenti che li fanno regredire, come i social e ChatGPT. Sono figlia degli anni ’90 e li rimpiango. I social tolgono pezzi di vita, non li sopporto, li farei sparire. I ragazzi dovrebbero alzare lo gli occhi per guardare il mondo, non i cellulari».

Anche i suoi figli usano i social? Chiede un collega all’attrice. «Tutti oggi hanno il telefonino. I miei cerco di educarli», spiega. «Più che altro sono tranquilla perché hanno comitive di amici. Gli amici ti salvano, soprattutto durante l’adolescenza».

Oggi invece Micaela Ramazzotti ha pochissimi amici di cui si può fidare. Poi parla di rivalità tra colleghi nel mondo del cinema. «La rivalità è stupida nel nostro ambiente, come attrice ti devi donare all’altro. Non siamo niente da soli. Il cinema è un grande lavoro di squadra». Oggi si sente anche meno vulnerabile: «Mi hanno educato i miei figli», ammette, «le tue problematiche a un certo punto passano in secondo piano. Quando togli l’attenzione su te stesso sei già a buon punto».


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