Salute

Suicidio assistito, via libera dalla Camera dei Comuni per adulti con meno di 6 mesi di vita

Mentre in Italia il Parlamento è fermo e il governo ha impugnato la legge della Toscana sul fine vita, è arrivato a Londra il via libera finale della Camera dei Comuni britannica sulla proposta di legge destinata a legalizzare per la prima volta il diritto dei “malati terminali” adulti al suicidio assistito: iniziativa già approvata in prima lettura dei deputati nel novembre scorso, con 330 sì e 275 no, ma non senza forti divisioni bipartisan in seno ai vari partiti e nella società. Il testo del Terminally Ill Adults (End of Life) Bill – che riguarda Inghilterra e Galles – ha incassato oggi 314 voti a favore 291 contrari. Ora passerà alla Camera dei Lord, dove il sì di una maggioranza pro eutanasia appare scontato. Nel 2015 invece a Londra si era votato no.

Il testo limita la possibilità di chiedere di mettere fine alla propria vita – con il consenso dei medici curanti – agli adulti dai 18 anni in su soggetti a diagnosi terminali con aspettativa di vita non oltre i 6 mesi. L’iniziativa – promossa dalla deputata della maggioranza laburista Kim Leadbeater (sorella della defunta parlamentare Jo Cox, uccisa nel 2016 da un estremista di destra anti -immigrazione nel nord dell’Inghilterra) e sostenuta da associazioni e figure pubbliche terminalmente malate, ma avversata da altre personalità e dai gruppi pro-vita – era rimasta in bilico nonostante il via libera in prima lettura. Tutti i gruppi avevano lasciato libertà di voto, trattandosi di una questione di coscienza.

A rimetterne in discussione l’esito era stata fra l’altro l’introduzione in corsa di vari emendamenti contrapposti: in particolare quello sostenuto dalla stessa Leadbeater e dai settori più libertari della Camera che ha eliminato l’obbligo di un passaggio legale dinanzi a un giudice dell’Alta Corte per ogni richiesta di morte assistita, sostituendola con un parere affidato a un panel di tre persone. Una correzione che secondo gli oppositori indebolisce le tutele verso i pazienti come “salvaguardie” contro possibili condizionamenti di familiari o medici; e che ha già indotto alcuni deputati del Labour inizialmente favorevoli ad annunciare il passaggio nel fronte del no. Al pari di quanto fatto fra gli altri pure dalla leader dell’opposizione conservatrice, Kemi Badenoch.

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