1000 miglia, il mito non tramonta
Andamento lento. Ma non lentissimo. È la 1000 miglia, la rievocazione storica più prestigiosa del mondo. Un viaggio epico tra passione, motori e paesaggi italiani mozzafiato che segue il ritmo dei tempi musicali. Adagio, moderato, andante, allegro, secondo le inclinazioni delle curve e del cuore.
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L’abbiamo percorsa anche noi, al seguito di questo affascinante museo viaggiante, guidando, tra le 430 ladies storiche, il futuro, ovvero la numero 266, una Mercedes-Benz AMG GT63, V8 biturto che sfiora i 4000 di cilindrata, espressione di un marchio che ha l’heritage nel suo Dna.
Abbiamo inseguito, miglia dopo miglia, il battito dei motori, a volte sbuffanti a volte più fieri di quelli delle supercar di oggi, e contato anche i battiti delle migliaia di persone di ogni età, anche ottuagenari che con una mano tenevano il deambulatore e con l’altra sventolavano le bandiere della 1000 Miglia, che hanno scaldato di passione strade e vicoli storici, dalla partenza di Brescia sotto lo sguardo incombente dell’elicottero della Marina Militare olla punta estrema di Sirmione protesa sul lago di Garda alle pietre antiche di San Quirico d’Orcia e poi su e giù per l’Italia. Impossibile non emozionarsi sentendo il suono degli applausi coprire il rombo delle macchine, vedere famiglie attrezzare tende per diventare spettatori in prima fila di quella che è sempre e sarà per sempre «la corsa più bella del mondo», come la definiva Enzo Ferrari.
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