Pesaro, mamme gay vincono grazie alla Consulta. Il bambino nato in Spagna è di entrambe. Cosa è il Metodo Ropa
PESARO Due mamme e la battaglia legale per veder riconosciuto il loro bambino. Laura e Cristina, pesaresi, sono unite civilmente e da sempre hanno coltivato il desiderio di formare una famiglia. Ma è stato un percorso a ostacoli. Ci raccontano la loro storia e la loro battaglia legale. «Alla nascita è stata riconosciuta solo Laura come mamma, in quanto procreatrice, ma non Cristina, che ne ha molto sofferto – spiegano – Eppure anche Cristina ne ha diritto ed è mamma a tutti gli effetti, perché abbiamo fatto uso del Metodo Ropa».
La tecnica
Si tratta di una tecnica di fecondazione in vitro che permette a una delle donne di fornire l’ovulo, mentre l’altra porta avanti la gravidanza. «Abbiamo lottato per questo riconoscimento, affiancate dai nostri avvocati Elisabetta Masia e Federico Bertuccioli. Il percorso è stato lungo e complesso, ma la svolta è avvenuta grazie alla sentenza del 22 maggio della Corte Costituzionale». Mancavano due passaggi chiave: il riconoscimento dell’ufficio Stato Civile del Comune di Pesaro e il parere positivo della Prefettura. «Grazie al deciso intervento del nostro avvocato, ci è stato dato un appuntamento il 12 giugno e il riconoscimento è stato firmato. Ora possiamo dire che finalmente è fatta».
Una spinta a cambiare
Un risultato molto importante qui a Pesaro: «Siamo molto soddisfatte. Un obiettivo fortemente condiviso e voluto: il riconoscimento di due mamme, soprattutto due mamme sorde. Pesaro si sveglia e si accorge di noi: esistiamo. Spero che, su questi temi, la nostra esperienza dia a Pesaro la spinta per un costante e veloce miglioramento».
Gli avvocati Masia e Bertuccioli raccontano i passaggi legali: «Si sono rivolte al nostro studio durante la gravidanza di Laura, a seguito di procedura di Pma effettuata in Spagna, per ottenere il riconoscimento del figlio da parte di Cristina, madre intenzionale. Alla nascita, solamente la madre biologica è stata registrata, in quanto vi era un vuoto normativo nel nostro ordinamento. L’unica possibilità per un riconoscimento giuridico del vincolo genitoriale da parte di Cristina era procedere con la domanda di adozione innanzi al tribunale per i minorenni di Ancona. Abbiamo quindi avviato il procedimento, ma nelle more è intervenuta la sentenza della Corte Costituzionale sul diritto alla doppia maternità nei casi di Pma all’estero».
Il diritto del bambino
Questa sentenza segna un punto di svolta fondamentale «in quanto riconosce la prevalenza del principio del supremo interesse del minore nel vedersi riconoscere lo stato di figlio di entrambe le figure: madre biologica e intenzionale.Entrambe hanno assunto e condiviso l’impegno genitoriale attraverso il ricorso a tecniche di Pma».
Bertuccioli e Masia concludono aggiungendo che: «Il Comune di Pesaro ha avuto un atteggiamento attendista, riferendo la necessità di ricevere una circolare ministeriale e il parere della Prefettura».
Entusiasmo e sostegno
ìE specificano anche che: «Abbiamo spiegato che l’efficacia della sentenza era immediata e che prevedeva il diritto della madre a procedere subito al riconoscimento del figlio. Tutto si è risolto positivamente con varie figure del Comune che si sono rapportate con le mamme e con noi legali, manifestando entusiasmo e sostegno durante tutto il percorso».