Obiettivo Khamenei. L’avviso di Bibi e il salto di qualità che sfida il regime
Certo, come ha detto Netanyahu, ogni opzione è aperta rispetto alla promessa di Israel Katz, ministro della Difesa, di accorciare i giorni del leader supremo iraniano ayatollah Ali Khamenei. Katz è stato specifico: «Non si può permettere che continui a esistere un personaggio che dichiara apertamente che il suo scopo è distruggere Israele». Ma non è solo questo, che si sapeva da decenni. La minaccia ieri si è disegnata sullo sfondo preciso di questa guerra e con un significato strategico chiaro: fino a oggi, in rispetto del disegno trumpiano di costruire un dialogo col regime degli ayatollah allo scopo di una pax americana che portasse all’accordo per cancellare la bomba atomica, l’eliminazione di uomini dell’esercito e della Repubblica islamica (Ircg) ha sovrastato quella dei leader politici del regime. Il regime comincia solo ora ad essere davvero nel mirino. Trump ha detto: «Noi sappiamo benissimo dov’è nascosto il cosiddetto leader supremo, se decidiamo sarà fatta in un minuto». Ma finché non decide, Israele ha sempre indicato la sua strada: Netanyahu combatte senza puntare in modo specifico, oltre alla distruzione delle strutture atomiche e dei missili balistici, anche alla distruzione del regime finché il presidente americano può pensare che Khamenei possa fungere per uno scopo: firmare una «resa assoluta». Ma questa ipotesi si restringe di ora in ora e Khamenei agisce con la crudeltà che gli è propria, prendendo di mira la popolazione civile e resta nudo col suo autoritratto: il capo di un regime attaccato con fede fanatica al potere che considera divino, che punta alla guerra totale alla fine del quale il Mahdi porterà la redenzione, un despota corrotto che domina il Paese dal 1989 e di cui si dice con molte prove che ha accumulato in conti all’estero 57 miliardi di dollari per sé e per il figlio Mojtaba, il suo vero unico successore.
Lo scontro che ha rilanciato colpendo con i suoi missili l’Ospedale Soroka, l’unica grande struttura sanitaria del sud, ferendo e distruggendo mentre le donne partorivano e si estraevano i feriti e i malati di cancro dai calcinacci, ha disegnato la possibilità che gli ordini che Khamenei può ancora dare siano troppo rischiosi per la popolazione d’Israele per potere rimandare la sua primazia politica. Questo, in linea col lunghissimo cammino che ha dimostrato indispensabile l’attacco all’Iran per distruggere l’atomica quasi pronta.
Il suo controllo sulla leadership ha creato personaggi come Ahmadinejad e Raisi, prima di tutto macellai della loro stessa gente; ha rafforzato sempre di più da una parte il controllo sulla società delle Guardie della Rivoluzione, la loro funzione terrorista e assassina di ogni dissidente in patria e fuori, ha incrudelito sulle donne e gli omosessuali lungo tante rivoluzioni popolari fino a quelle per Masha Amini, e intanto ha disegnato il dominio del mondo col cosiddetto «Asse della Resistenza». E là ha sparso missili, soldi, crudeltà nelle mani dei suoi proxi, da Hamas agli Hezbollah, mentre a casa costruiva le strutture nucleari. Scopo: guerra all’occidente, predominio del mondo islamico. Per mostrare una faccia un po’ più accettabile e cercare un rapporto con gli Usa, lasciava che si eleggesse come presidente Khatami, e poi Masoud Pezshkian, seguito al suo alter ego Raisi morto in un incidente di elicottero. Allora, Israele eliminò a Teheran Ismail Hanye, il capo della strategia del 7 ottobre, parte dell’anello di acciaio per distruggere Israele. A questa eliminazione sono seguiti 180 missili balistici su Israele. È fallito il programma gestito dal proxy prediletto, gli Hezbollah di Nasrallah: le operazione dei cercapersone e l’eliminazione fantastica del capo storico hanno chiuso una delle botteghe più care, insieme a quella siriana, anch’essa andata a pezzi, e quella degli Houthy.
La gabbia di Khamenei si è spezzata, la sua fortezza trema.
Probabilmente quello che lo tiene insieme è proprio la fede assoluta nel messianismo per cui l’Iran è il leader della vittoria dell’Islam: lui e suo figlio, suo unico vero successore, ne sono il profeta. Non funziona però, nel mondo reale, quando nella mano di questo profeta c’è una bomba atomica: Israele non lo può accettare, e probabilmente neppure Trump.
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