bocciato il progetto di legge
Come previsto il Consiglio regionale dell’Abruzzo ha bloccato il progetto di legge sul fine vita. La norma è stata bocciata con i voti della maggioranza di centrodestra, che ritiene si tratti di un tema di competenza nazionale, mentre il centrosinistra ha votato sì. Il progetto di legge d’iniziativa popolare, per la prima volta utilizzato nell’assemblea abruzzese, è nato dalla campagna ‘Liberi Subito dell’associazione Luca Coscioni. Al momento solo la Toscana ha approvato un testo che ha permesso il primo suicidio medicalmente assistito nei giorni scorsi.
Il progetto di legge non è stato votato nella commissione competente che ha audìto gli interlocutori del sì e del no. La proposta di iniziativa popolare è stata iscritta all’ordine del giorno con “procedura d’urgenza”, secondo quanto previsto dalla legge regionale che detta, per la Regione Abruzzo, le regole sul referendum abrogativo, consultivo e l’iniziativa legislativa. Il testo, infatti, era arrivato in Consiglio per la prima volta il 26 giugno 2024, ma in quell’occasione non si arrivò al voto. Da quella data sono scattati i 12 mesi concessi dalla normativa regionale per la pronuncia definitiva dell’Aula sul progetto di legge. Nei giorni scorsi si è registrato l’appello al voto con una lettera aperta alla politica abruzzese e ai cittadini da parte di Riccardo Ververi, coordinatore della campagna ‘Liberi Subito’, promossa dall’associazione Luca Coscioni.
In una intervista alla Stampa Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni ha ricordato che “diciannove anni fa Camillo Ruini negò il funerale religioso a Pier Giorgio Welby. Quello che ottenne Welby, cioè il distacco del respiratore sotto sedazione, oggi è pienamente accettato anche dalla Cei. Ora tutti parlano di cure palliative e quella di Welby fu una sedazione palliativa terminale. Lo slogan dei vescovi è lo stesso, però evidentemente nel confrontarsi con le situazioni concrete la loro posizione è cambiata”.
Per quanto riguarda le parole del presidente della Cei, che ieri ha definito “pericolosissima e offensiva l’idea di avere il telecomando sulla vita”, per Cappato “quella espressa da Matteo Zuppi è la posizione della Chiesa da sempre, non è cambiata. Ma la legge in Italia è già molto diversa e questo lo riconoscono anche i vescovi“. Cappato commenta anche la legge che andrà in aula a luglio: “Il primo elemento molto positivo di fondo è che nessuno mette in discussione il punto di principio fondamentale stabilito dalla Corte Costituzionale, che in Italia ha già forza di legge, e cioè che una persona nelle condizioni di Dj Fabo può essere aiutata a morire”. Mentre per quanto riguarda la possibilità di escludere il Servizio sanitario nazionale, come vorrebbero alcuni esponenti di FdI, “è stata la Corte costituzionale a stabilire la responsabilità del Servizio sanitario nazionale. Quindi provare a farlo fuori, con l’obiettivo in realtà di far fuori le Regioni, mi sembra una strada spericolata. A mio avviso tutta questa accelerazione viene dal timore che il ricorso contro la Regione Toscana possa essere infondato“.
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