Ambiente

Dalla storia di Venezia una lezione per combattere le pandemie


Nel piano dei lavori viene innanzi tutto valorizzato il ruolo della Repubblica di Venezia nell’affrontare le epidemie. Venezia è stata per secoli flagellata dai contagi: cerniera tra Oriente e Occidente, il suo porto accoglieva, insieme a persone e merci, infezioni di ogni tipo e, periodicamente, la peste bubbonica. Quest’ultima ha ripetutamente falcidiato la popolazione della città, in particolare nel 1348, nel 1575-1577 e nel 1630-1631. La Repubblica, così come agiva per assicurare la sopravvivenza del suo contesto ambientale, deviando i fiumi che rischiavano di interrare la laguna, si impegnò sistematicamente per arginare le epidemie. Alla drammatica carenza di conoscenze mediche, rispetto ai canoni attuali, Venezia reagiva con un vasto apparato di misure, che restano un riferimento per le politiche sanitarie odierne: dalla raccolta sistematica di informazioni, all’isolamento dei portatori del malanno e al distanziamento, dai controlli capillari al sostegno economico per i più poveri. Ciò le permise di restare immune dal contagio dopo il 1631, nonostante la peste fosse ancora endemica nei Balcani e in Oriente e ancora nel XVIII secolo investisse alcuni porti del Mediterraneo.

La capacità di risposta maturata nel tempo fece della Serenissima una delle organizzazioni statali più avanzate dell’epoca. Come rileva il Prof. Egidio Ivetic, Direttore dell’Istituto di Storia della Società e dello Stato Veneziano della Fondazione, a Venezia «l’ordine della città era demandato all’azione delle diverse magistrature secondo una logica pragmatica piuttosto che ideologica. Accanto alla capacità dell’intervento istituzionale, spesso imponente, c’era la capillarità delle confraternite, le scuole laiche, che innervavano la società del popolo sia come strumento di assistenza sia come luogo di vita sociale; era l’azione sociale dal basso».

All’esperienza storica della città lagunare verranno dedicati concerti, convegni, un volume di saggi e il progetto espositivo Venezia e le epidemie. Quest’ultimo sarà aperto dal 20 giugno al 19 dicembre nell’antica Biblioteca del Longhena; presenterà sia documenti storici sia elaborazioni multimediali, che si avvarranno di strumenti di intelligenza artificiale per elaborare un’ampia messe di dati e documenti storici.

Al dibattito odierno sarà dedicato un Simposio che, in novembre, sarà un punto di riflessione internazionale tra esperti di discipline diverse: epidemiologi, specialisti di relazioni internazionali, filosofi, politologi ed economisti. L’intento è quello di portare al dibattito attuale un contributo scientifico che vada dalla dimensione più strettamente epidemiologica all’organizzazione dei sistemi sanitari, dai problemi e dalle potenzialità della cooperazione internazionale alla dimensione politica della gestione delle pandemie, in termini di libertà individuale, trasparenza dell’informazione, fiducia nelle istituzioni e nella scienza. L’obiettivo è capire come una società possa reagire, quali risorse possa mobilitare, quale governo delle politiche pubbliche possa attivare. È un contributo che la Fondazione Giorgio Cini offre al mondo, esattamente come ha fatto in altre occasioni nella sua ormai lunga storia.

L’esperienza storica di Venezia resta di grande insegnamento. Ci conferma che una pandemia richiede una risposta a tutto campo da parte dell’intera società. Richiede coesione, solidarietà, consenso. Richiede una riflessione, anticipata, sui principi sottostanti le scelte politiche e tecniche da attuare nell’emergenza.


Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »