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La strategia della saturazione: come funzionano i missili-frecce dell’Iran


La strategia della saturazione: come funzionano i missili-frecce dell'Iran

L’Iran ha già lanciato 100-150 missili contro Israele soltanto considerando il “primo lancio”, quello effettuato in risposta al blitz dell’aeronautica israeliana che ha colpito siti militari e nucleari, e decapitato i vertici militari di Teheran. Ne ha utilizzati altri durante la notte e dovrebbe impiegarne ancora di più nelle prossime ore. “Il nostro prossimo lancio contro Israele? Comprenderà circa 2.000 missili e sarà almeno 20 volte più grande del precedente“, ha dichiarato un portavoce dell’esercito iraniano ai media locali. Ma come funzionano questi missili? E cosa c’è nell’arsenale degli Ayatollah?

Come funzionano i missili dell’Iran

La replica iraniana al blitz di Israele ha coinvolto i cosiddetti missili balistici, ovvero lo strumento militare più potente a disposizione di Teheran per colpire Tel Aviv. Vengono sparati ad altissima quota e seguono una traiettoria arcuata simile a una parabola, per poi cadere a tutta velocità verso il loro bersaglio. La distanza percorsa? Dipende dal tipo di missile. E, sempre in base al “modello”, questi missili possono trasportare vari carichi utili, comprese testate nucleari, chimiche, biologiche o convenzionali.

I missili balistici hanno però un importante tallone d’Achille: sono imprecisi perché la loro traiettoria viene impostata al momento del lancio e non può più essere modificata. Possono poi contare su una propulsione solo al momento del lancio: l’impatto avviene infatti solo grazie alla forza di gravità.

I missili da crociera, invece, sono più piccoli e precisi, si muovono parallelamente al terreno e possono essere manovrati in fase di volo. In questo caso, i problemi coincidono con una velocità più lenta e una gittata ridotta (centinaia di chilometri e non migliaia come i balistici). Ebbene, raggiungere Israele dall’Iran richiede “frecce” con gittata superiore a 1.000 chilometri, noti anche come missili balistici a medio raggio (MRBM). Teheran ne possiede un’ampia varietà.

L’arsenale degli Ayatollah

L’Iran può contare su missili a propellente liquido frutto di vecchie collaborazioni con la Corea del Nord, come il Ghadr e il Khorramshahr, ma anche su missili balistici a propellente solido di ultima generazione, come il Kheibar Shekan, dotati di veicoli di rientro manovrabili con alette di controllo e sistema di navigazione satellitare per aumentarne la precisione e consentire loro di manovrare all’interno dell’atmosfera. Il governo iraniano, tra l’altro, afferma di aver sviluppato una variante del Kheibar Shekan, chiamata Fattah, in grado di percorrere traiettorie ipersoniche (non balistiche) attraverso l’atmosfera, il che ne renderebbe più difficile l’intercettazione.

Come ha sottolineato la Cnn, lo Shahab-3 resta la base di tutti i MRBM dell’Iran che utilizzano un propellente liquido; secondo il Missile Threat Project, è entrato in servizio nel 2003, può trasportare una testata da 760 a 1.200 chilogrammi e può essere lanciato sia da lanciatori mobili che da silos.

Fonti non confermate ritengono che l’Iran abbia a disposizione migliaia di missili balistici e da crociera. Respingere attacchi massicci di queste dimensioni ha messo e metterà a dura prova le difese israeliane. Il motivo? Il numero di lanciatori per i missili intercettori è limitato.

Inoltre, smistare tutte le minacce in arrivo, identificare la loro direzione e a quale intercettore assegnare quale missile, rischia di saturare la struttura di comando e controllo, nonché le risorse radar, di Tel Aviv.


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