Giappone. Docomo abbandona i suoi emoji, i primi a conquistare il mondo. “Fatto la nostra parte”
Dopo 26 anni di onorato servizio, l’azienda giapponese delle telecomunicazioni Ntt Docomo dice addio alle emoji originali, lasciando spazio a quelle più comuni dei principali motori di ricerca e degli operatori telefonici.
A partire da questo mese, infatti, gli smartphone e i telefoni Android commercializzati nel Sol Levante dal vettore, non saranno più dotati del set classico di pittogrammi Docomo. I nuovi telefoni cellulari adotteranno invece i simboli di Noto Color Emoji di Google o di Samsung.
Il fermento nel Sol Levante
Le piccole icone grafiche di Docomo erano state introdotte nel 1999 con un servizio “i-mode” di telefonia mobile compatibile con Internet, al quale partecipava Shigetaka Kurita, un grafico che lavorava per l’azienda, oggi 53enne cui si devono i disegni. Spesso considerate le prime emoji della storia, in realtà vennero anticipate di un paio di anni da quelle create, sempre in Giappone, da J-Phone, operatore telefonico di Softbank. Queste ultime, per quanto abbiano successivamente ispirato il design degli emoji di Apple, non ebbero particolare successo e diffusione. Novanta caratteri, in bianco e nero, una struttura a “grana” pixellare grossa, vennero abbandonati nel 2016.
I primi ad affermarsi ovunque
Gli emoji Docomo sono invece 176, a colori, e hanno avuto ben altra sorte, diventando lo standard prima in Giappone e poi nel mondo, a partire da inizio degli anni Duemila, soprattutto – ma non solo – tra gli adolescenti. Arrivate una ventina d’anni dai primi emoticon – la cui origine risale, secondo alcune fonti, al 1982, secondo altre addirittura nel 1907, hanno, nelle loro varie evoluzioni, dominato la scena per oltre un decennio, venendo poi gradualmente sopravanzate e rimpiazzate dalle attuali. Ora l’azienda nipponica prevede di terminare definitivamente il servizio entro l’anno. La società giapponese ha dichiarato di aver “svolto il proprio ruolo”, sottolineando che le moderne emoji hanno trovato una più ampia diffusione a livello globale.
Hanno un posto al Moma di New York
Inutile ricordare quanto questa forma di trasmissione delle emozioni abbia avuto successo nell’arricchimento della comunicazione digitale, in cui ha portato rappresentazioni efficaci e immediate, tra gli altri, di emozioni, oggetti, animali, luoghi e simboli,
Un linguaggio partito dai giovani ma che poi ha preso piede a livello globale, diventando un linguaggio visivo universale. Tanto che nel 2016 il set dei 176 emoji di Ntt Docomo è stato incluso nella collezione del Museo di Arte moderna di New York.
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