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Elon promette un partito: tentazione o provocazione?


Elon promette un partito: tentazione o provocazione?

Oltre gli insulti, oltre i dispetti e le ripicche personali, oltre anche i miliardi di dollari in fumo nel tempo di dire tre volte la parola «Tesla». Oltre anche la fine di quella che sembrava un’amicizia più che un matrimonio di interesse. Oltre a tutto questo è quasi certo che il ciclone Elon avrà conseguenze dirette e pesanti anche nella vita politica americana. Perché Musk di certo non solo non finanzierà più le campagne elettorali di Trump e amici suoi del gruppo MAGA, ma potrebbe presto scendere in campo in prima persona sparigliando le carte di un bipolarismo, finora, pressoché, intoccabile.

«È ora di creare un nuovo partito politico in America che rappresenti effettivamente l’80% della popolazione di mezzo?», ha scritto mister Tesla su X, il social di proprietà, ai suoi oltre 200 milioni di follower, allegando il solito sondaggio (già visto tante volte durante la campagna elettorale di Trump) che permette agli utenti di votare «sì» o «no» all’idea di un terzo partito politico. Una discesa in campo dopo le critiche feroci alla legge fiscale e di spesa Trump sta cercando di fare approvare al Congresso? Possibile, visto che Musk l’ha apertamente definita un «disgustoso abominio» ed ora cerca di portare dalla sua parte quei repubblicani non fedelissimi a Trump e anzi scontenti per la gestione ad personam della macchina dello Stato da parte del tycoon.

Del resto il miliardario di origine sudafricana in questi giorni non ci sta andando leggero con il suo ex protetto, dicendo apertamente che «senza di me, Trump avrebbe perso le elezioni», il che è potenzialmente credibile. L’uomo più ricco del mondo, ancher con le perdite enormi delle ultime ore, ha contribuito più di tutti a finanziare il Great Old Party e il suo candidato nella sfida contro Kamala Harris. Secondo le stime ha firmato assegni per ben 291,5 milioni di dollari. «Senza di me, Trump avrebbe perso le elezioni, i Democratici avrebbero controllato la Camera e i Repubblicani sarebbero stati 51-49 al Senato», ha scritto Musk. Nei suoi sei mesi passati a Washington alla guida del «Doge», il dipartimento creato ad hoc si di lui per tagliare la spesa pubblica, le cose non sono andate benissimo e il rapporto tra i due ha iniziato a incrinarsi pesantemente, tanto che ora l’Amministrazione sta riassumendo diversi dipendenti cacciati dalla squadra di Musk. «Volevano mostrare che stavano tagliando il governo, ma non c’era nessuna riflessione riguardo a cosa mantenere», ha confessato una dipendente dell’agenzia per il controllo su alimenti e farmaci che è stata licenziata e poi riassunta.

E ora, cosa succederà? Uno scontro tra titani, sovraesposti mediaticamente, ognuno con il proprio social network, entrambi multimiliardari e potenzialmente catalizzatori di consenso darebbero vita a uno scontro mai visto.

Che in caso di sfida faccia a faccia, magari per la presidenza, confermerebbe quanto la politica anche (e forse soprattutto in America), sia ormai più simile a un carrozzone fuori controllo che a un servizio verso i cittadini.


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