Stupro di gruppo e sevizie su un detenuto 18enne in carcere a Marassi: la Procura pronta a contestare il reato di tortura
Genova. Sarà sentito oggi pomeriggio, venerdì 6 giugno, all’ospedale San Martino dal pm il 18enne seviziato e violentato nel carcere di Marassi da quattro compagni di cella.
Il giovane, assistito dall’avvocata Celeste Pallini è stato fino per oltre 48 ore sedato dai medici ma oggi dovrebbe essere in condizioni di raccontare agli inquirenti quello che ha subito, da chi e anche per quanto tempo. Il fattore della durata delle sevizie non è un dettaglio da poco bensì uno degli elementi che il pm dovrà considerare per contestare ai responsabili il reato di tortura (introdotto in Italia nel 2017) insieme a quello di violenza sessuale aggravata.
I quattro stupratori sono stati divisi e collocati in isolamento in varie carceri fuori Regione. Non sono stati ancora iscritti nel registro degli indagati proprio in attesa della testimonianza della vittima davanti al pm e rischiano 20 anni di carcere sommando a spanne le pene per i due reati.
Oggi la gip Angela Nutini ha accolto la richiesta dell’avvocata del giovane che aveva presentato istanza per i domiciliari in una struttura sanitaria: il 18enne per ora resta in ospedale ma anche quando sarà dimesso dovrebbe essere collocato in una struttura sanitaria. In altre parole, dopo quanto accaduto, non tornerà in carcere.
Se il focus dell’inchiesta sarà attribuire precise responsabilità ai quattro presunti aguzzini gli approfondimenti affronteranno anche un aspetto che non può in questa fase essere trascurato: vale a dire come sia possibile – se sarà accertato che le violenze sono durate per molte ore o addirittura giorni – che nessuno si sia accorto cosa stava accadendo in quella cella. E’ possibile che il ragazzo – che avrebbe alcune fragilità psichiche – fosse talmente terrorizzato da tacere ma di fronte alle lesioni subite (secondo quanto emerso sul corpo avrebbe anche diverse bruciature, oltre ai tatuaggi sul volto) ma che nulla sia trapelato da quella porta durante i controlli nelle celle resta un mistero.
Su questo aspetto potrebbe fare luce anche l’indagine parallela commissionata dal Dap, il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che ieri a Marassi ha inviato gli ispettori. La loro relazione – in qualità di pubblici ufficiali – sarà inviata anche alla Procura.
Parallelamente prosegue l’inchiesta del pm Andrea Ranalli sulla rivolta in carcere a cui probabilmente con profili di responsabilità diversi avrebbero partecipato in tutto un centinaio di detenuti. Una ventina di loro sono stati trasferiti di urgenza. Le indagini, grazie anche alle telecamere interne dell’istituto penitenziario e alle testimonianze degli agenti di custodia (in quattro sono rimasti feriti in modo non grave)dovranno ricostruire le responsabilità di ognuno. Le ipotesi di reato in questo caso sono danneggiamento aggravato e lesioni aggravate, ma è possibile che la Procura voglia contestare anche il nuovo reato di ‘rivolta’ contenuto nel neo approvato decreto Sicurezza.