Helen Hunt confessa di aver provato «infelicità e vergogna» a causa degli standard di bellezza di Hollywood
A quasi 62 anni (compleanno il 15 giugno), Helen Hunt ricorda come se fosse ieri quanto i media si accanissero sulle attrici come lei negli anni ‘90. E come gli inarrivabili canoni estetici di Hollywood la facessero sentire perennemente a disagio. Intervistata da Flow Space, Helen Hunt ha ammesso, pensando a quel periodo: «Era quasi impossibile non assorbire l’idea di come avremmo dovuto apparire. C’era un certo grado di infelicità e vergogna nel non assomigliare esattamente a quell’ideale». Ciò nonostante, Helen Hunt è andata per la sua strada e non si è lasciata tentare dal richiamo di ritocchini estetici e interventi chirurgici per avvicinarsi ai famosi canoni hollywoodiani. Ecco che cosa ha raccontato lei stessa nel corso dell’ultima intervista.
Come Helen Hunt si è dissociata dal body shaming dei tabloid (rimanendo se stessa)
Certo, i commenti spietati e il body shaming dei tabloid di gossip degli anni ‘90 non passavano certo inosservati. Ma all’epoca Helen Hunt ha deciso di non volersi far rovinare la vita da questo genere di crudeltà gratuite. «A un certo punto ho realizzato: “Questa cosa potrebbe silenziosamente rovinarti la vita”», racconta Hunt. «Ho preso una decisione: “io non ci sto. Non permetterò che occupi troppo spazio nella mia mente”». C’è stato un libro che ha aiutato moltissimo l’equilibrio mentale di Helen Hunt in quel difficile periodo: The Only Diet There Is della guida spirituale Sondra Ray, che l’ha aiutata a sviluppare un rapporto sano con il cibo. «Quello che ne ho tratto è di mangiare ciò che vuoi e amare ogni singolo boccone, punto». Oggi Helen Hunt ha imparato a gestire le pressioni del suo settore sull’aspetto esteriore (vedi alla voce ageismo imperante a Hollywood) e, grazie a strumenti quali il diario della gratitudine, passeggiate nel verde e meditazione, riesce a non farsi rovinare la vita da queste dinamiche psicologiche. Conservando il suo splendido fascino 100% naturale.
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