Friuli Venezia Giulia

serve a bloccare la maculopatia


Un trattamento d’eccellenza e un innovativo impianto oculare per quattro pazienti affetti da degenerazione maculare legata all’età: Udine è tra le prime città ad avvalersene. Si tratta del Port delivery system, o Pds, un microdispositivo ad alta tecnologia che consente di rilasciare gradualmente nel tempo un farmaco salvavista, ed evita le iniezioni, finora necessarie, effettuate direttamente nell’occhio. L’intervento effettuato sui quattro è parte di uno studio clinico dell’équipe della clinica oculistica universitaria udinese: coordinato dal professor Daniele Veritti, responsabile della ricerca clinica, ha ricevuto il contributo della dottoressa Valentina Sarao, impegnata in attività di ricerca sulle patologie retiniche.

“Meno stress, minori accessi, vita migliore”

Il Pds rappresenta un’autentica rivoluzione nel trattamento di questa maculopatia, patologia molto comune e principale causa di cecità in Italia. L’impianto, ricaricabile e inserito chirurgicamente, agisce come un deposito a rilascio controllato di Ranibizumab, un farmaco capace di bloccare la proliferazione dei vasi sanguigni anomali nella retina. “Per i pazienti – così il professor Paolo Lanzetta, direttore della clinica – significa meno stress, minori accessi ospedalieri e una qualità di vita sensibilmente migliore. Essere tra i primi a utilizzare tecnologie di questa portata – ha dichiarato – è il risultato di anni di lavoro, ricerca e una precisa visione: offrire al paziente cure di altissimo livello, in regione come nei migliori centri del mondo”. Oltre alle più recenti tecnologie terapeutiche, l’unità udinese garantisce anche prestazioni chirurgiche d’eccellenza nei campi più tradizionali dell’oculistica, come la cataratta e il glaucoma, tanto da essere considerata un punto di riferimento a livello nazionale.

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