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Sleep Token – Even in Arcadia: Trap-metal da sala pesi :: Le Recensioni di OndaRock

Fred Durst si è dato una ripulita, Corey Taylor ha cambiato maschera e si è rimpinzato ben bene di synthoni alla Radiohead. I chitarroni ribassati non sono quelli dei Korn, ma semmai dei Meshuggah – o degli emuli degli emuli, e sotto una coltre di compressione digitale. Per il resto, il gioco dei paladini art-metal Sleep Token è sorprendentemente simile a quello che fu del più trito nu metal: un fritto misto di cattiveria gratuita, rap tanto al chilo, stacchi melodici e slanci epico/catartici. Con l’aggravante del prendersi dannatamente sul serio.

Non c’è sostanzialmente un pezzo da ricordare, nel quarto album della band britannica, ma la cosa importa quel che importa: spinta almeno in parte dai toni esoterici e dalla parvenza di mistero data dai costumi alla “Assassins’ Creed” indossati sul palco, la popolarità della formazione ha raggiunto ormai cifre da capogiro. Su Spotify, gli ascoltatori mensili sono quasi dieci milioni – il quadruplo di quelli raggiunti alla sua uscita dal precedente e già tremendo “Take Me Back To Eden“.
Dove sta il trucco? In effetti, è difficile immaginare metallari convinti entusiasmarsi per il blando trap-pop di “Past Self” (molto Ed Sheeran, ma Ed Sheeran rappa meglio) o per le incursioni djent/reggaeton di “Caramel”. Pure dove le chitarre prendono almeno un po’ il sopravvento, mostrano una curiosa tendenza a suonare non più di un accordo a canzone. Certo, nel singolo “Emergence” c’è un riff vero e proprio – e perfino un po’ di sax per darsi un tono, ma le atmosfere restano monocordi: tutto ciò che gli Sleep Token sembrano saper fare è regolare la manetta dal gas. Più potenza, meno potenza, sequenzina ambient, sfogo muscolare, pausetta.

Ma dieci milioni di fan non si raggiungono con i metallari convinti. Una fetta, certo, sarà composta da nostalgici dei Linkin Park, che con i loro cinquanta milioni di ascoltatori mensili rappresentano, piaccia o no, una delle band rock più popolari. Ma il cuore del successo sta altrove: nel piglio da workout music stile Imagine Dragons, solo con più breakdown e fumo scenico.
Saliscendi prevedibili quanto un circuito cardio ed emozioni edulcorate come quelle della ballad iperproteica “Damocles”: zero fibra e bombata di surrogati dello zucchero, come una mousse ketogenica da discount — gonfia, lucida, e senza alcun reale sapore.

06/06/2025




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