Crotone, bimbi rapiti e venduti 50 anni: la Procura valuta reati non prescritti
Il Quotidiano del Sud
Crotone, bimbi rapiti e venduti 50 anni: la Procura valuta reati non prescritti
Al vaglio della Procura di Crotone eventuali reati non prescritti che potrebbero emergere da nuove testimonianze sui bimbi rapiti
CROTONE – «C’è attenzione, da parte della Procura di Crotone, alle testimonianze che stanno emergendo grazie ad alcune inchieste giornalistiche. Stiamo valutando se si possano configurare dei reati che non siano prescritti». Lo ha detto il procuratore di Crotone, Domenico Guarascio, dopo i nuovi elementi sull’ipotesi di un traffico di neonati rapiti e venduti che sembra essere avvalorata anche dal racconto di Stella Gigante, raccolto dal Quotidiano. Un racconto che si aggiunge ad altre storie maturate nello spesso periodo, sul finire degli anni ‘60 e i primi anni ’70. Storie che ruotano tutte attorno alla presunta tratta tra gli ospedali di Crotone e Catanzaro. Una prassi forse diffusa in quegli anni. Troppe testimonianze sembrano confermarlo.
PROCURA DI CROTONE SUI BIMBI RAPITI: LA STORIA DELLA FAMIGLIA OLIVERIO
Tutto nasce dalla vicenda di Franca e Mario Oliverio. I gemellini nacquero nella notte tra il 19 e il 20 gennaio 1970 all’ospedale “vecchio” di Crotone. La madre. Lucia Iefalo, durante il parto subisce abbondanti perdite di sangue e viene sottoposta a trasfusioni. Ma i due gemelli vengono al mondo. Identificati nella cartella clinica con i numeri 48 e 49, all’ospedale risultano essere nati vivi. Non hanno ancora un nome. Solo un numero. Ad assistere al parto c’è la cognata della signora, che vede i bambini vivi. Durante la degenza, intanto, la partoriente firma dei fogli dei quali non conosce il contenuto.
Dopo qualche giorno, migliorate le condizioni della signora Iefalo, i sanitari e una suora che presta assistenza ai pazienti le riferiscono che i suoi due figli sono stati trasferiti all’ospedale di Catanzaro perché quello di Crotone è sprovvisto di incubatrice. Aggiungono che ai bimbi sono stati dati i nomi di Mario e Franca. Una stranezza, perché non erano i nomi scelti dai genitori. Il 27 gennaio la signora viene dimessa e contestualmente le comunicano che i suoi figli sono deceduti. Chiede di vederli ma le dicono che non è possibile. Due le inchieste archiviate, dopo che erano state aperte su impulso dei fratelli Filomena e Francesco Oliverio, che sono ancora in cerca dei loro fratelli gemelli che oggi avrebbero 55 anni.
LE ALTRE TRE STORIE
Oggi là non c’è più manco l’ospedale. Lo stabile, di recente recuperato dal Comune, è divenuto un teatro. Negli stessi anni, almeno altre tre donne, provenienti dal Crotonese, avrebbero partorito all’ospedale vecchio. Le ha raccontate Roberta Spinelli durante il programma Rai “Storie italiane”. Una donna di 80 anni, per esempio, racconta di aver dato alla luce due gemelli ma non glieli fecero vedere perché morti. I corpi mai restituiti. L’ipotesi emersa durante la trasmissione è che alle donne veniva fatto firmare un foglio di cui disconoscono il contenuto. Forse non era il consenso al trasferimento all’ospedale di Catanzaro ma una rinuncia ai figli per legalizzare il passaggio all’orfanotrofio.
LA STORIA DI STELLA
Il Quotidiano aggiunge un ulteriore tassello da giustapporre a un mosaico, ma mancano ancora tanti pezzi. «Non l’ho mai vista la mia bimba. La suora mi diceva “meglio di no”. A mio marito addirittura proibirono di entrare nella sala parto. Gli chiesero di prendere una piccola bara e di portarla a Crotone, al lotto 51 del cimitero. Dopo ci siamo trasferiti a Torino. Mi sono sempre chiesta se mia figlia fosse morta veramente. La storia della famiglia Oliverio mi ha svegliato». La signora Stella Gigante, anche lei originaria di Cutro, ricorda benissimo quando venne al mondo Mariella, il nome che era stato dato alla piccola. La scena è ancora impressa nella sua mente. «Erano le 7.30 del 9 agosto del ’68. Avevo l’orologio al polso quando nacque mia figlia».
Gli elementi per riaprire il caso potrebbero essere sufficienti perché troppe cose non tornano. E ci sono troppe coincidenze. Sono tutte storie maturate nello spesso periodo, sul finire degli anni ‘60 e i primi anni ’70. Ma troppo tempo è passato. Molti dei medici e delle ostetriche che lavoravano in quegli anni sono morti ed è tutto difficile da ricostruire. Sotto la lente degli inquirenti potrebbe finire quello che accadeva negli ospedali di Crotone e Catanzaro. Una prassi forse diffusa, di cui si sussurrava in quegli anni. Ricorre nei racconti che stanno venendo fuori anche la figura di una suora vestita di bianco. Quella che non faceva vedere i bambini alle partorienti dopo aver loro comunicato che erano morti. «Meglio di no», diceva.
Il Quotidiano del Sud.
Crotone, bimbi rapiti e venduti 50 anni: la Procura valuta reati non prescritti
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