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Chi è il nuovo Lorenzo Musetti: dal rovescio a una mano al secondo figlio in arrivo

In questo 2025 ha raggiunto la top ten del tennis mondiale, è arrivato in finale a Montecarlo, in semifinale a Madrid e a Roma e ora al Roland Garros dove lo scorso anno ha vinto il bronzo olimpico poche settimane dopo aver raggiunto la semifinale a Wimbledon. Lorenzo Musetti è diventato grande. Magnifico lo è sempre stato, ma adesso è continuo e non si abbatte più quando non raggiunge la perfezione.

C’è ordine, adesso, nel suo caos tennistico, parole sue, che sono verità per il carrarino classe 2002 capace di vincere un Australian Open juniores e diventare numero uno al mondo della categoria. Nel circuito il suo tennis elegante è apprezzato da sempre. Come ha detto l’ex tennista svedese Mats Wilander, Lorenzo gioca in modo diverso da tutti gli altri e non è solo per il rovescio a una mano che è rimasto fra i pochi a proporre nel circuito. «Siamo italiani, siamo eleganti. Ho questo stile un po’ retro. Purtroppo ci sono pochi giocatori con il rovescio a una mano. È un po’ complicato con tutti che servono oltre i 200 km/h colpire con il rovescio a una mano, ma per me è sempre stato naturale. Il mio allenatore non ha mai voluto cambiare la mia indole e adesso questo colpo è una mia caratteristica».

Ha imparato quel tennis giocando con papà, che lavora nel settore del marmo, nello scantinato della nonna e da anni, dal 2010, il suo coach è Simone Tartarini. Una cosa a cui rinuncia difficilmente è la cucina della già nominata nonna Maria, anche se conosce il sacrificio. Dalla provincia di Carrara la mamma Sabrina, impiegata, lo portava in Liguria, a La Spezia, ad allenarsi quando si è visto che il talento c’era. La prima racchetta l’ha avuta a quattro anni.

Al Tirreno ha raccontato il suo storico coach Simone Tartarini: «Siamo cresciuti tutti e due insieme. Sin dagli 8 anni, Lorenzo disponeva di una manualità tecnica eccellente. È stato bravo a non patire, come accaduto invece ad altri, il passaggio dalle competizioni giovanili al tennis dei grandi. Fuori dal campo, condividiamo la passione per la musica di qualità: dai Rolling Stones, passando per Lucio Battisti, Mina, i Deep Purple fino a Ligabue».

Il cambio di passo, la sicurezza in campo? Viene da fuori. Lo ha spiegato alla fine del match con Tiafoe ai quarti di finale. «Il cambiamento negli ultimi 12 mesi? Credo che sia un po’ il processo di crescita non solo in campo, ma ancora di più fuori dal campo. Lo scorso anno sono diventato papa. Mi ha reso più responsabile ed adesso credo di approcciare le cose in maniera più professionale. Anche nel tempo libero mi godo i momenti con la famiglia. E, anche se non sono qui fisicamente in questo momento, questa vittoria è anche per loro».

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