Investito e accoltellato a San Sisto, restano in carcere i due fermati. Il giudice: “Personalità criminali estremamente pericolose”
“Le caratteristiche del fatto delineano delle personalità criminali estremamente pericolose, indifferenti ai beni primari e disposte alle azioni più efferate”. Con queste riflessioni il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Perugia ha disposto nei confronti dei due fermati per i fatti di San Sisto del 12 maggio scorso, la custodia cautelare in carcere (per uno non sussiste il pericolo di fuga, ma la pericolosità sì).
Le accuse
I due, un 28enne tunisino difeso dall’avvocato Vincenzo Bochicchio residente a Corciano, 38enne connazionale difeso dall’avvocato Giada Crocione alloggiato in una struttura ricettiva, sono accusati, insieme ad altri due connazionali, identificati e ricercati, di tentato omicidio “perché, in concorso tra loro, compivano atti idonei diretti in modo non equivoco a cagionare la morte di …. In particolare, dopo aver inseguito, a bordo dell’autovettura Fiat Punto …”, la vittima e il fratello, “fino al parcheggio antistante al supermercato Conad in via Tommaso Albinoni, una volta che” l’aggredito “scendeva armato dall’autovettura Alfa Romeo Mito, … a bordo della quale si trovavano, e cadeva a terra dopo essere stato investito, lo colpivano violentemente con armi da taglio di grandi dimensioni in vari parti del corpo, cagionandogli una ferita da taglio in regione frontale del capo che si estende fino alle ossa craniche e un’ampia lesione da taglio in regione dorsale della mano sinistra con lesioni ossee a livello dei metacarpi, con sezione completa del tendini estensori del II-III-IV e V raggio con lesione delle fibre nervose; amputazione del V dito a livello della falange prossimale e lesione da sguantamento del IV dito fino a livello della falange prossimale a sinistra: lesione profonda perimalleolare distale a destra con concomitante lesione muscolare; due ferite da arma da punta profonde di cui una a livello posteriore della coscia sinistra ed una in regione mediale di coscia sinistra”. Lesioni “inferte in prossimità di strutture vitali che, qualora attinte, avrebbero comportato la morte della persona aggredita; evento non verificatosi per cause indipendenti dalla loro volontà, atteso che gli stessi erano costretti a desistere dall’azione violenta per le urla e l’invito a fermarsi di comuni cittadini che assistevano ai fatti e che chiedevano immediatamente l’intervento delle forze dell’ordine” a Perugia, nel quartiere di San Sisto, il 12 maggio 2025.
Ad entrambi i fermati viene contestata anche la recidiva reiterata specifica infraquinquennale (cioè hanno precedenti specifici) e il porto “senza giustificato motivo”, al di fuori “dalle proprie abitazioni di armi da taglio utilizzate per l’aggressione”.
Le accuse sono state portate davanti al giudice per le indagini preliminari per la convalida del fermo di polizia giudiziaria.
La ricostruzione del giudice
Il gip del Tribunale di Perugia così ricostruisce i fatti avvenuti nella notte tra il 12 e il 13 maggio 2025, quando sul posto intervengono i Carabinieri della stazione di Castel del Piano e del Radiomobile che riscontrano “sin da subito evidenti tracce della stessa nella presenza di un’arma, un coltello a serramanico della lunghezza complessiva di circa 11 centimetri, di un fodero di una katana della lunghezza di circa 79 centimetri e, soprattutto, tutto della falange di un dito”.
La vittima dell’aggressione era già stata portata all’ospedale di Perugia e li medicato per numerose ferite da taglio agli arti e al volto. Ulteriori “tracce significative del reato commesso venivano acquisite subito dopo”, infatti grazie ad alcuni testimoni si risaliva ad una vettura “ferma in mezzo alla sede stradale poco distante e riportava i danni derivanti dall’impatto con un veicolo regolarmente parcheggiato”. Nella vettura e sulla carrozzeria “erano riscontrate diverse tracce di sangue e un’ammaccatura sul lato destro che non poteva essere derivata dall’impatto con il veicolo parcheggiato, ma doveva riferirsi ad altro scontro avvenuto precedentemente”.
Poco dopo veniva rintracciata anche “l’autovettura Alfa Romeo Mito che era stata descritta dai testimoni come l’altro veicolo coinvolto nei fatti a bordo del quale era stato visto” il ferito. L’Alfa Romeo Mito “presentava dei segni sul lato sinistro compatibili con l’impatto con il fianco destro della Fiat Panda”.
Dal racconto “univoco reso dalle persone che avevano assistito ai fatti dalle loro abitazioni” che “l’aggressione ai danni” della vittima “era avvenuta ad opera di 3 o 4 persone che lo avevano colpito con grossi coltelli, mentre egli era riverso a terra. Successivamente costoro si erano allontanati a bordo della Fiat Panda”.
I testimoni erano stati richiamati dalle urla e “si erano affacciati dalla loro abitazione, prima ancora che per le urla della vittima, per un rumore, come di impatto tra due autoverture”. Uno dei testimoni “aveva potuto notare anche il momento in cui l’autovettura Fiat Panda investiva” il ferito “facendolo cadere a terra. Subito dopo egli era stato colpito con quelli che le erano sembrati bastoni chiari”. Coltello e katana, di metalli, di notte, potevano apparire “chiari”.
Ulteriori elementi utili sono stati acquisiti mediante l’acquisizione dei filmati delle telecamere di sorveglianza che coprono quella zona.
Ecco la ricostruzione dei fatti
La Alfa Romeo Mito giunge nel parcheggio alle 23,44 ed è raggiunta dalla Panda pochi secondi dopo. La Panda tampona leggermente la Mito. La vittima scende dall’Alfa Romeo e impugna un’arma lunga, verosimilmente un machete o una katana, ma viene investito dalla Fiat Panda e cade a terra.
Quattro individui scendono dalla Panda e aggrediscono l’uomo a terra con diversi colpi per circa 33 secondi. Poi, l’Alfa Romeo si allontana dal luogo e poco dopo viene visto un uomo uscire e impugnare un’altra arma bianca con una lunga lama. Gli aggressori poi vengono individuati da altre telecamere dopo pochi minuti in altra zona poco lontana. Costoro, ancora con in pugno le armi, vengono visti mentre scavalcano una recinzione ed entrano in un’area privata.
Le immagini acquisite da un condominio documentano la presenza di un uomo che ha un arto avvolto in una busta e in quel condominio sono state trovate tracce di sangue potenzialmente riferibili alla persona in questione.
Dopo una veloce verifica negli ospedali dell’Umbria e delle regioni limitrofe, si apprende che alle ore 11 del 13 maggio si era recato presso il Pronto soccorso il 38enne fermato in seguito, medicato per una ferita da taglio al polso destro. In ospedale aveva dichiarato di essere stato vittima di un infortunio sul lavoro, ma non ha però inviato alcun certificato all’Inail.
In ospedale c’è anche il fratellastro della vittima, e sarebbe la persona vista uscire dalla Alfa Romeo Mito impugnando un grosso coltello poco lontano dal luogo in cui poco prima il fratello era stato colpito. Ai militari aveva raccontato “che precedentemente già vi era stato un inseguimento di alcune persone circa 11 che si trovavano a bordo di due veicoli, una Fiat Panda e un Audi di colore nero, e che per scappare egli insieme al fratello si era portato nella zona del supermercato Conad dove si era verificata l’aggressione”. Dicendo di aver portato un coltello, però, si sarebbe autodenunciato e il verbale è stato interrotto per nominare un avvocato (con inutilizzabilità delle stesse, scrive il giudice).
Anche il ferito fa dichiarazioni e afferma “che precedentemente lui e il fratello erano stati avvicinati da un gruppo di connazionali che avevano chiesto loro del denaro”. Ne era nato un diverbio e i due si erano allontanati con la Fiat Panda. Nel parcheggio del supermercato, però, erano stati raggiunti dai connazionali ed era avvenuta l’aggressione, facendo i nomi dei due fermati, uno dei quali “l’aveva ripetutamente colpito con una catana”.
Il 15 maggio riconosceva i due e ad entrambi attribuiva “condotte violente consistite nel colpirlo con grossi coltelli sia in volto che agli arti”.
Nel periodo in cui è avvenuta l’aggressione il cellulare di uno dei due “risulta occupare celle che servono anche la zona di San Sisto dove è avvenuto il fatto”, mentre l’altro è stato trovato in possesso “di un giacchino Bomber di colore blu, che è compatibile con quello utilizzato da uno degli aggressori”. Tra l’altro uno dei due si è recato al Pronto soccorso dell’ospedale di Arezzo per farsi medicare di una ferita ad un arto e alla luce di quanto accertato successivamente il 17 maggio-circa la disponibilità di un’arma anche da parte del …, è evidentemente estremamente probabile la riconducibilità delle lesioni a quel medesimo contesto”.
Le decisioni del giudice
Quanto al pericolo di fuga, essendo il 28enne stabilmente residente a Perugia dove vive insieme ad una compagna e due figli minori, non sussiste; quanto all’altro si osserva che egli è senza fissa dimora e in effetti è risultato alloggiato in una dimora provvisoria. E a suo carico sussiste il pericolo di fuga. Per questo la decisione di non convalidare il fermo per il primo, ma disporre ugualmente il carcere, mentre per il 38enne è stato convalidato il fermo e disposto l’arresto.
Quanto ai motivi che hanno scatenato l’aggressione entrambi gli indagati sono stati particolarmente vaghi, accennando “a problemi pregressi che coinvolgevano” da un lato la vittima e uno dei ricercati, oppure di essere rimasto “coinvolto suo malgrado in un contrasto di cui era completamente all’oscuro” e alla fine “nessuno dei due indagati, dunque, ha fornito spiegazioni convincenti sulle circostanze che hanno portato ai fatti avvenuti nel parcheggio del Conad” scrive il gip.
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