Marche

Giudice morta in casa, si riapre il giallo di Pesaro. Dall’autopsia si cercano nuove verità. La madre non ha mai creduto al suicidio


PESARO Un corpo parla: da vivo e da morto. Ne dovrà decifrare il linguaggio il medico legale che il prossimo 23 maggio sarà incaricato dal gip del Tribunale de L’Aquila di riesumare la salma di Francesca Ercolini, la giudice 51enne della Seconda sezione civile del Tribunale d’Ancona trovata morta il giorno di Santo Stefano del 2022 nella sua casa di viale Zara, strangolata da una sciarpa. Di suicidio parlava l’autopsia eseguita dopo il ritrovamento, escludendo altri scenari, ma oggi il supplemento di indagini chiede di approfondire quelle “informazioni” che potranno essere lette sul corpo a due anni e mezzo di distanza e di scandagliare la possibilità di ulteriori scenari. 

La richiesta

Un nuovo esame, e una svolta nell’inchiesta, che si basa sulla richiesta della procura abruzzese dopo l’esposto presentato dall’avvocato del foro di Campobasso, Giuseppe Lattanzio, legale della madre della giudice, Carmela Fusco in cui, accludendo una consulenza medico-legale, si ipotizza che certi elementi non siano stati a suo tempo adeguatamente presi in considerazione. Si andrà dunque alla ricerca di tracce (microfratture? segni di colluttazione? abrasioni? lesioni?) non rilevate in precedenza.

La riesumazione, che avverrà nel cimitero di Riccia dove è stata sepolta Francesca Ercolini, dovrà servire a mettere dei punti fermi e a dissipare i dubbi sollevati dalla madre andando a rintracciare quei dettagli che possano suffragare o meno le discrepanze e le presunte incongruenze rilevate dai periti della famiglia Fusco rispetto agli accertamenti svolti dopo il ritrovamento del corpo senza vita. Incongruenze che, per Carmela Fusco, meritano un approfondimento. Parallelamente al conferimento dell’incarico, l’incidente probatorio di venerdì prossimo servirà a fissare anche l’esperimento giudiziale in cui verranno simulate le circostanze della morte e del ritrovamento.

Si tornerà dunque nella casa della zona mare, attualmente posta sotto sequestro, e si ripeterà la dinamica che ha portato all’impiccagione sulle scale interne dell’abitazione e verrà ricostruita la scena del decesso. Una tragedia quella della giudice Ercolini che ha portato a un iter giudiziario tortuoso, con un fascicolo che ha cambiato più volte titolarità, anche a causa di dissidi interni alla Procura de L’Aquila. Nel corso del 2023 la magistratura aveva già indagato nell’ambito familiare per maltrattamenti (ma non era mai stata ufficializzata alcuna denuncia) e istigazione al suicidio (quest’ultima ipotesi poi archiviata).

Successivamente lo scorso novembre la procura aveva chiesto l’archiviazione per la posizione del marito, il 58enne avvocato Lorenzo Ruggeri, ma il gip, accogliendo sempre l’opposizione della famiglia della giudice, aveva ordinato ulteriori indagini con l’acquisizione del contenuto dei cellulari dei familiari coinvolti (oltre al marito anche il quello del figlio), nonchè della defunta. Sono stati disposti sequestri, perquisizioni, analisi sui dispositivi elettronici. Adesso l’ulteriore svolta che, insieme alla riesumazione della salma, ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di altre persone, facendo salire a sei i coinvolti con varie ipotesi di reato. Oltre al marito della giudice, il medico legale che ha eseguito la prima autopsia e quattro esponenti delle forze dell’ordine con ruoli diversi nell’ambito degli accertamenti.

Le ipotesi di reato

Le ipotesi di reato, tutte da verificare, vanno dal depistaggio all’omissione di atti d’ufficio, fino alla falsità ideologica e alla violazione del segreto istruttorio. Quel 26 dicembre 2022 furono il marito e il figlio a dare l’allarme rientrando a casa dopo una passeggiata. Ma al suicidio la madre non ha mai creduto presentando una prima denuncia in cui aveva fornito agli inquirenti materiale tratto da conversazioni via chat e corredato di immagini, chiedendo di approfondire le motivazioni che avevano spinta la figlia a un gesto estremo.




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