Omotransfobia, in Italia la violenza contro le persone lgbtqia+ continua a non essere punita
In Italia, essere una persona lgbtqia+ nel 2025 significa ancora rischiare un’aggressione per strada, una discriminazione sul lavoro, un’umiliazione a scuola, l’indifferenza delle istituzioni. Lo confermano due report pubblicati alla vigilia del 17 maggio, Giornata internazionale contro l’omotransfobia: da un lato quello di Arcigay, che documenta 110 episodi di crimini d’odio in un anno; dall’altro la Rainbow Map 2025 di ILGA-Europe, che certifica il nostro continuo arretramento sui diritti civili in Europa e stila una classifica dei 49 Paesi europei in base alla presenza di leggi e politiche a tutela delle persone lgbtqia+. Nel 2025 l’Italia è al 35° posto, tra Lettonia e Lituania, dietro persino alla Macedonia del Nord, al Kosovo, alla Serbia e all’Albania. Al primo posto, da dieci anni, Malta. Agli ultimi posti troviamo Russia (2%), Azerbaigian (2%) e Turchia (5%).
I numeri portati alla luce da Arcigay sono drammatici. Ma dietro ogni dato c’è una storia: un ragazzo picchiato in metropolitana, una coppia insultata in pubblico, una giovane cacciata di casa, un adolescente rimasto solo. Sono 110 gli episodi gravi, registrati da maggio 2024 a maggio 2025, documentati attraverso le cronache dei media. E si sono verificati su tutto il territorio nazionale, Roma, Napoli, Milano, compresi i centri minori. Agli atti risultano aggressioni fisiche, insulti, ricatti, vandalismo, fino alle discriminazioni istituzionali e allo stalking, spesso commessi da gruppi organizzati o in contesti familiari. Particolarmente allarmante è la presenza di 28 violenze di branco, sei delle quali riconducibili a gruppi neofascisti. Tra i dati più tragici del report, anche tre suicidi riportati dai media, legati direttamente al clima di emarginazione e odio.
«La fotografia è impietosa», sottolinea Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay. «E ci mostra una violenza sistemica, impunita e in crescita, con aggressori sempre più giovani. Il governo Meloni non ha mosso un dito, mentre il report evidenzia l’urgenza di politiche concrete: dalla formazione delle forze dell’ordine, al potenziamento delle tutele legali». E le condanne si contano sulle dita di una mano. «Non si può ignorare che il nostro elenco non corrisponde a 110 condanne esemplari: al massimo qualche multa e misure cautelari. La giustizia non fa da deterrente né da strumento rieducativo. Intanto, la violenza cresce, prende forme organizzate e si nutre dell’impunità». Il nostro Paese è ancora mancante di una legge contro l’omotransfobia. «Bisogna contrastare in modo esplicito l’estremismo di destra e le organizzazioni che fomentano e attuano violenze, anche violando i nostri spazi e le app che utilizziamo», conclude Piazzoni. «Sfido la premier Giorgia Meloni a prendere le distanze da queste realtà e a difendere davvero la sicurezza di tutte le persone di questo Paese». In assenza di risposte efficaci, i dati di oggi rischiano di diventare la norma di domani.
Source link