Sveva Sagramola: «Per anni mi hanno detto: “Tu sei quella che ha preso il posto di Licia Colò”. Da quando sono diventata mamma, a 45 anni, ho smesso di girare il mondo»
In passato ha attraversato deserti, solcato oceani e scoperto isole apparentemente disabitate, come quella dove – inaspettatamente – incontrò «due vecchietti che vivevano lì da soli». Sveva Sagramola ha collezionato viaggi e storie: da 27 anni è il volto di Geo, ogni pomeriggio su Rai3. «Ho visto tantissimi posti meravigliosi. Sono stata a lungo in Africa: nel Mali, a Timbuctù, nella mitica città di sabbia. E poi in Burkina Faso, nel Togo, nel deserto del Sahara, dove ho viaggiato con i nomadi», ha raccontato al Corriere.
Quella vita, però, oggi è lontana. Quindici anni fa è cambiata, si è trasformata. Sveva Sagramola è diventata madre a 45 anni e ha scelto di fermarsi. «Sono un’altra donna. L’amore ti fa fare cose che non ti aspetti». Crescere Petra, sua figlia, è stato per lei un viaggio diverso: «Essere madre è stata l’unica cosa che ho fatto senza la minima ansia. Una specie di miracolo».
Ma non è stato un percorso lineare. «Mi dicevo: non ti è dato di avere figli e, anzi, vivevo l’ipotesi con una certa ansia. Non mi sentivo adeguata». Ma l’incontro con il marito ha cambiato ogni prospettiva. «Avevo una grande paura dell’abbandono. Mio marito era l’uomo che prima non avrei mai guardato: l’uomo possibile, leale, che non ti abbandona. Per fortuna l’ho incontrato quando avevo capito tutto questo».
Dell’infanzia di sua figlia resta ora una malinconia dolce. Petra ha 15 anni e Sveva ha appena pubblicato il suo primo libro illustrato, Storia di Topino, con i disegni del fratello Cristiano. «L’ho scritto per chiudere definitivamente il mio rapporto con l’infanzia di mia figlia. L’infanzia di Petra è stata tra le più belle epoche per me. Ma quando ho capito che era definitivamente finita, ho sentito il bisogno di scrivere questa storia, per separarmi da quel periodo».
Con Geo, ha accompagnato la trasformazione del racconto ambientale: «All’inizio raccontavo soprattutto le meraviglie del nostro mondo. Poi è esplosa la tematica ambientale e mi sono trovata a fare qualcosa che mi ha dato molto senso: aiutare le persone a essere consapevoli, puntando sempre sulle soluzioni più che sul catastrofismo».
Nel tempo ha ottenuto riconoscimenti importanti, come il titolo di Cavaliere al Merito ricevuto da Napolitano («Quando me lo dissero caddi dal divano») e ha completato una laurea in antropologia culturale nel 2008, grazie all’incoraggiamento del marito: «Mi mancava solo la tesi ma non la davo da anni. Lui mi ha spinta, facendo ogni giorno il suo compito come sposo e come padre, permettendomi di fare il mio percorso tenendo lontani i sensi di colpa».
Oggi molti la paragonano a Licia Colò, ma Sveva sorride: «Licia è stata una antesignana, la prima ad aprire la strada alla divulgazione ambientale al femminile. Per anni mi dicevano “ah, tu sei quella che conduce il programma di Licia Colò”. Non dico che l’ho sofferto, ma… Oggi ci vogliamo bene. E anche io sono diversa: lei è una biologa pura, io ho uno sguardo da antropologa».
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