Suore fuggite dal convento di Vittorio Veneto, l’ex badessa parla per l’ultima volta: «Ora si muoveranno i miei legali»
Prime pagine, comunicati, una serie di affermazioni e smentite. Due settimane in cui la pace secolare di un gruppo di consorelle è stata interrotta da un’esposizione pubblica senza precedenti. I tempi cambiano e frizioni interne che hanno attraversato i millenni nella vita conventuale invadono le cronache. Madre Aline Pereira Ghammachi, la badessa del «nuovo corso», la donna giovane, laureata, con un sorriso contagioso e gli occhi spalancati sul mondo destituita dalla guida del convento di San Gervasio e Protasio a San Giacomo di Veglia, Vittorio Veneto, con una lettera , sceglie di fare chiarezza sull’intera vicenda prima di consegnarsi al silenzio. Perché per lei, d’ora in poi, parleranno gli avvocati.
«È un momento per me molto difficile. La nomina della Commissaria, suor Driscoll, di 81 anni, a presiedere il Monastero dopo la mia destituzione, non è il punto centrale. Il vero problema è il motivo per cui il Dicastero ha arbitrariamente disposto il mio allontanamento, senza fornire alcuna motivazione ufficiale o denuncia canonica». Suor Aline ha obbedito a tale disposizione per dimostrare che non ha mai avuto intenzione di provocare divisioni nella comunità.
«Mi sono allontanata, con grande dolore, dalle sorelle che porto nel cuore. Ma non mi allontanerò mai dalla mia fede in Dio né dalla mia devozione alla Chiesa». L’ex badessa conferma che questo sarà il suo ultimo intervento pubblico: da ora in avanti parleranno gli avvocati e i consulenti che la assistono, per far emergere la verità dei fatti. «Purtroppo, l’aggressività dimostrata non dal Dicastero, che non può più esercitare potere durante la sede vacante (secondo la Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis, n. 14), ma dalla comunicazione dell’Ordine Cistercense, è grave e inaccettabile, perché ha divulgato falsità e affermazioni diffamatorie, lesive della mia dignità, fede e onorabilità».
L’ex badessa sottolinea come malgrado il periodo di sospensione delle attività straordinarie durante la sede vacante, l’Abate Generale abbia dato comunque esecuzione al Decreto il 21 aprile 2025 (lunedì di Pasqua), consegnando a mano l’incarico alla Commissaria, suor Driscoll, che ora gestisce la comunità e le sue risorse – frutto del lavoro e del sacrificio delle sorelle – a beneficio della cittadinanza e della sopravvivenza del Monastero. «Le affermazioni di Padre Lepori, con messaggio whatsapp che gira sui telefoni, secondo cui l’“ex-badessa si scatena per riconquistare potere e vanagloria con la menzogna e la manipolazione mediatica”, sono infamanti. Tali parole confermano la volontà denigratoria nei confronti della mia persona – sottolinea Pereira – desidero anche chiarire che le sorelle sono rimaste per volontà propria, per età avanzata o impossibilità oggettiva a difendersi, e non certo per adesione consapevole alla linea imposta. Durante la Visita Apostolica, tutte hanno smentito qualsiasi forma di manipolazione da parte mia».
La nota di madre Aline puntualizza anche quanto avvenuto negli anni precedenti. «Non è vero che il Monastero fu commissariato con Decreto del 12 gennaio 2023, poiché nessun decreto fu notificato in quella data, né fu presentato un ricorso da parte mia. Fu solo disposta una Ispezione da parte del Vaticano, conclusa con l’esito che “tutto era a posto”. Successivamente, furono organizzate tante nuove visite, apparentemente con il solo scopo di destabilizzare la comunità. I documenti relativi a tali visite e alle dichiarazioni delle sorelle sono stati secretati dal Dicastero, e alle dirette interessate è stato negato l’accesso, privandole così del diritto fondamentale alla difesa».
Aline nega anche di aver riunito le fuoriuscite in un luogo segreto. «Sono stata costretta ad andarmene, e non ho “riunito” nessuno: non ho una casa dove ospitare nessuna. Ma se un giorno Dio mi concederà un luogo, accoglierò tutte le sorelle con amore e con la grazia del Signore». Infine, l’ex badessa del Convento di San Giacomo di Veglia, pur non nascondendo il «profondo rammarico per le parole utilizzate dall’Ordine che non rendono onore alla sacralità dell’Ordine, né alla consacrazione e alla vita apostolica delle sue membri» desidera ringraziare a tutte le centinaia di persone e messaggi di vicinanza, preghiera e affetto. «Questa è la bellezza dell’essere Chiesa, di essere popolo di Dio; è proprio nella sofferenza che Gesù si fa vicino nelle persone di buona volontà e questo mi dà la forza e gioia interiore di andare avanti»
Source link