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La Romania contesa ci riprova, torna al voto il Paese «cerniera» tra Est e Ovest

La Romania ci riprova. Dopo varie “false partenze” gli elettori rumeni cercheranno di eleggere un nuovo presidente. Domani si vota in un Paese fiaccato da una triplice crisi: politica, istituzionale ed economica. Elezioni presidenziali di un Paese Ue evidentemente “attenzionato” da Mosca e da Bruxelles. La Romania è un “Paese cerniera”, così si dice a Mosca, e gioca una duplice partita, interna e internazionale.

Nel primo caso in una contesa tra democratici e conservatori, pur inquinata da un nazionalismo che pervade entrambi gli schieramenti. Nel secondo, alcuni osservatori hanno rilanciato lo schema di una proxy war tra Russia ed Europa, decise a non rinunciare alle proprie “influenze” su Bucarest. E il voto annullato, in quel primo turno di novembre 2024 vinto inaspettatamente dal filorusso Calin Georgescu, ha generato una tensione crescente, dentro e fuori dai palazzi della politica rumena.

Ora il favorito è George Simion, 38 anni, leader dell’Alleanza per l’Unione dei Romeni (Aur, di destra): è un nazionalista euroscettico, con posizioni anti-Ue e anti-Nato. Attualmente guida i sondaggi con il 30-34% delle preferenze. Gli Stati Uniti hanno inviato un pool di “osservatori”.

Il voto annullato di novembre 2024

L’ultimo rigurgito di tensione risale al 10 marzo, a Bucarest, divenuta teatro di manifestazioni e scontri dopo che l’Ufficio elettorale ha respinto, bocciando un ricorso, la candidatura di Georgescu, nazionalista di destra, filorusso, alle elezioni di oggi. È proprio lui l’uomo chiave del voto rumeno: il convitato di pietra che non può ripresentarsi oggi ma che al primo turno, lo scorso novembre, aveva inaspettatamente sconfitto i suoi competitors: ottenne un 22%, pochi punti percentuali in più di Elena Lasconi, europeista, ferma al 19%. Le presunte irregolarità della sua campagna elettorale, giocata prevalentemente sui social media, hanno indotto la Corte Costituzionale ad annullare l’elezione. Ciò ha paradossalmente rafforzato il numero di rumeni filorussi, e quindi la posizione di Georgescu, vicino al 45%, secondo gli ultimi sondaggi, pur impossibilitato a presentarsi.

La Russia, secondo la sentenza della Corte di Cassazione, avrebbe finanziato e favorito Georgescu, con modalità simili a quelle adottate alcuni anni fa, da troll stranieri, nello scandalo definito “Cambridge Analytica” in occasione di Brexit: uno scandalo connesso alla gestione dei dati per influenzare le campagne elettorali. La popolarità del leader indipendente dell’ultradestra rumena, da molti considerato vicino alla Russia, non è stata scalfita, e le piazze si sono riempite di supporter che gridano al golpe contro Georgescu.


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