«Intimidatore». Palazzo Camerata, Carifac tenta lo scippo
ANCONA – Disimpegno affair, potrebbe essere la trama di un avvincente intrigo politico. In effetti il progetto di Fondazione Cariverona, di abbandonare il territorio di Ancona, i primi avvincenti risvolti li sta innescando.
La bagarre
Dopo l’uscita a gamba tesa dell’eurodeputato di FdI Ciccioli («occuperò la Carifac, dovrà autorizzare il mio arresto il parlamento europeo») la replica della Cariverona non s’è fatta attendere: «Inaccettabili e gravissime le dichiarazioni attribuite all’on. Ciccioli che evocano interventi fisici presso le sedi istituzionali coinvolte. Tali affermazioni travalicano ogni legittima critica politica e assumono una connotazione intimidatoria, che la Fondazione rigetta con forza». Bagarre a parte, l’intento di Cariverona è «arrivare ad un accordo con tutti gli attori coinvolti» spiega il presidente Bruno Giordano. Ovvero: le due Fondazioni (Cariverona e Carifac) e il Comune di Ancona. Trattasi di «gentlemen’s agreement» tiene a sottolineare Giordano. Di un accordo tra gentiluomini, cioè. Nel senso che «tecnicamente nulla ci vieta di proseguire nell’operazione con Carifac» specifica. A cui andrebbe un contributo valutato in 30 milioni di euro, più ulteriori 10 milioni per i progetti in essere già affidati e un bene immobiliare di proprietà della Fondazione Cariverona, niente meno che lo stabile di Palazzo Camerata in via Fanti, attuale sede dell’assessorato alla Cultura del Comune di Ancona. Ma sono proprio i termini dell’accordo che non piacciono affatto al sindaco Silvetti.
Lo scenario
Primo: i 30 milioni a Carifac. La fondazione fabrianese, infatti, «intende mantenere per sé i frutti del proprio patrimonio capitale di 48 milioni di euro e redistribuire su tutta la provincia i 30 milioni di euro» spiega Silvetti. Poi c’è la questione Palazzo Camerata: «Perché deve andare a Fabriano un palazzo situato nel centro storico di Ancona?» s’interroga il sindaco. «Senza l’ok del Comune di Ancona non se ne fa nulla», ha battuto i pugni la fascia tricolore. Ma su quest’ultima affermazione il presidente della Fondazione Cariverona ha già chiarito che se l’operazione con Carifac non progredisce è solo per non inasprire ulteriormente i toni. Piuttosto Silvetti gradirebbe una soluzione alternativa: «Formare una grande Fondazione che comprenda Ancona, Fabriano, Loreto e Jesi». «Sarebbe auspicabile anche da parte nostra – ammette Giordano – ma Loreto e Jesi, in prima battuta, non si sono mostrati interessati. È per questo che è iniziata una perlustrazione con Carifac». Ma che ad oggi è congelata in un nulla di fatto. Dunque la situazione è al momento in pieno stallo. «Rimanendo il quadro attuale si proseguirà con lo status quo» assicura Silvetti. «Proseguiremo con l’emanazione di bandi come negli anni precedenti, ai quali Ancona potrà partecipare al fine di intercettare risorse per i propri progetti» segue il presidente di Fondazione Cariverona. Ma prima o poi il disimpegno dovrà andare in porto. Tempi da definire, ma si farà.
Gli step
Intanto lunedì si è riunita l’assemblea dei soci della Fondazione Carifac che ha votato il parere rispetto all’accordo proposto da Cariverona: indennizzo territoriale da 30 milioni di euro, Palazzo Camerata e tanti saluti. Un voto che, sebbene abbia visto il favore della maggioranza, dovrà essere replicato nell’organo di indirizzo martedì prossimo. La partita è ancora aperta.