Società

Luca Bizzarri: «Dal punto di vista umano sono un fallimento. Non ho una compagna, non ho figli né famiglia. La mia vita è il mio lavoro»

Di figli non ne ha. Una famiglia nemmeno. «Dal punto di vista umano sono un fallimento», dice con quella sua ironia disillusa, ma lucidissima. Poi si ferma e aggiunge: «Ho solo il mio lavoro. E questo, in realtà, mi avvantaggia moltissimo». Luca Bizzarri si racconta così: diretto, senza giri di parole. Un uomo che ha fatto della dedizione totale al lavoro non solo una carriera, ma una forma d’identità. «La mia vita è il mio lavoro. Penso sia per questo che ho avuto un minimo di successo», dice al Corriere della Sera. E da quel “minimo” traspare un understatement che non inganna nessuno: Bizzarri lavora, scrive, recita, osserva, analizza. Non si ferma mai. E oggi, a 53 anni, si sente — finalmente — libero di scegliere. Da venerdì a domenica sarà al Teatro Gioiello di Torino con Il medico dei maiali, pièce firmata Davide Sacco, insieme a Francesco Montanari. Un testo che mescola satira, provocazione, ironia surreale. E che Bizzarri definisce «pericoloso al punto giusto». Proprio come piace a lui.

Bizzarri è diretto anche quando parla del suo inizio: «Non vengo da una famiglia economicamente solida. I miei mi dissero: “Ti aiutiamo come se facessi l’università, ma poi basta”. Così ho dovuto fare subito le scelte giuste». Nel 1994 è fuori dall’Accademia d’Arte Drammatica di Genova. Due anni dopo è già in televisione. Nel 1998 arriva il primo film da protagonista. Poi non si è più fermato. Oggi, tra spettacoli, podcast, progetti tv e teatro, non è solo un volto noto, ma una voce critica sul presente. Anche quando racconta le distorsioni più inquietanti della società: «C’è una gestione malata della libertà. Ricordo una professoressa che diceva: “Libertà è responsabilità”. È una frase che mi è rimasta dentro». Parla, ad esempio, dei profili social di ragazze anoressiche, seguite anche dai genitori: «Mangiano, o fingono di farlo, davanti a uno smartphone. E noi guardiamo. È giusto? È libertà, questa?».

Bizzarri lo sa che anche lui, come tutti, non è immune alla tentazione della visibilità.
«Mi capita di rendermi conto, in un certo momento, che sto cercando il consenso. Bisogna essere vigili, soprattutto in questo mestiere». Eppure oggi si muove con una consapevolezza nuova: quella di chi ha fatto ciò che doveva fare. E adesso, può permettersi di scegliere ciò che ama davvero. Come il teatro.


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