Strage Monreale, Calvaruso: “Pentito, chiedo scusa. Ho esaurito il caricatore”. Il gip di Palermo convalida il fermo
“Mi trovavo sul posto ed è degenerata una lite. Sono stato colpito con colpi di casco stavo provando a fuggire con il mio motore ma sono stato aggredito. Sono caduto. Ho provato a scappare di nuovo e ho preso la pistola con tanta paura, non vorrei mai capitasse una cosa del genere sono pentito di tutto quello che è successo. Ho sparato tre colpi. In caserma ho detto di non ricordare quanti colpi avevo sparato. In questi giorni ho riflettuto ed ho ricordato che ho sparato tre colpi. Chiedo scusa a tutti i familiari per quello che è successo”. Queste le parole di Salvatore Calvaruso, accusato di aver ucciso tre ventenni durante una rissa, al giudice per le indagini preliminari di Palermo.
La versione del fermato – “Ricordo che sono caduto per terra e mentre ero ancora per terra altre persone hanno cominciato ad aggredirmi con calci e pugni. Mi sono rialzato e ho provato a scappare, cadendo di muovo, mi sono alzato ancora una volta e sono salito sullo scooter per andare via ma sono stato aggredito di nuovo e sono caduto per terra con lo scooter quindi a quel punto, dal borsello di colore scuro che indossavo ho estratto una pistola semiautomatica che avevo rinvenuto qualche giorno prima per strada all’interno del mio quartiere, e ho cominciato a sparare all’indirizzo di questi 3/ 4 ragazzi che in quel momento mi stavano aggredendo”. Al gip, che ne riporta la testimonianza nella misura cautelare e che ha convalidato il fermo, il 19enne ha detto di essersi difeso con un’arma trovata per strada. “Non sono in grado di dire quanti colpi ho esploso ma ho esaurito il caricatore, posso solo affermare che contestualmente ho sentito altri colpi di pistola ma non sono in grado di dire chi altro ha sparato“.
Il gip: “Disinvoltura e spregiudicatezza” – Il gip parla di “personalità negativa dell’indagato, desunta non soltanto dalla oggettiva gravità della condotta, ma anche dalla disinvoltura e spregiudicatezza con cui Calvaruso – nonostante la giovanissima età – deteneva illegalmente la pistola portandola in luogo pubblico, gremito di persone, custodendola incautamente in un borsello. Dopo l’azione criminosa – spiega sottolineando anche le contraddizioni nelle versioni date dal ragazzo – Calvaruso si attivava efficacemente (non essendo stati ancora rinvenuti né il telefono cellulare né la pistola) per sviare le indagini, sottrarsi alle ricerche e garantirsi l’impunità”.
Le ricerche – Intanto proseguono le ricerche da parte dei carabinieri delle armi, probabilmente sono due considerato la quantità di colpi sparati almeno una ventina, usate nella strage di Monreale, la notte tra sabato e domenica scorsi, con tre ragazzi ammazzati: Salvatore Turdo, Massimo Pirozzo e Andrea Miceli. Per gli investigatori Calvaruso non avrebbe potuto esplodere tutti quei colpi, alcuni finiti sulle fioriere davanti ai negozi, sulle auto e sui muri nella zona della sparatoria. I militari ancora in queste ore stanno passando al setaccio la zona di Monreale. Il fermato non ha fatto cenno né ai complici, né tanto meno ha riferito dove ha gettato la pistola e il cellulare che non sono stati trovati. Quello che è certo che non era da solo a Monreale, ma con un gruppo di amici.
Il testimone – “Intorno a mezzanotte notavamo un gruppo di ragazzi, circa 9 a bordo di scooter. Credo fossero 5 scooter che ad un certo decidevano di andare via. Uno di questi che si trovava a bordo di un Liberty bianco, per fare lo sborone all’improvviso accelerava a tutto gas rischiando di investire me e altri miei amici. Il mio amico Salvatore Turdo, immediatamente con tono acceso gli diceva perché non vai più piano? A questo punto il conducente del Liberty si posizionava proprio davanti a me e a Turdo. Infatti dopo aver messo il cavalletto allo scooter, scendeva e unitamente ad altri due ragazzi ci accerchiavano” ha raccontato un testimone.
I colpi dopo la scazzottata – A questo punto – ha raccontato il testimone – Andrea Miceli, altra vittima “ha deciso di avvicinarsi per calmare gli animi, ma gli è stato detto :’ma tu cu minchia sì’”. Miceli avrebbe risposto con le stesse parole e il ragazzo lo avrebbe colpito “ripetutamente al volto con il proprio casco vicino la banca. “Immediatamente – ha proseguito – si scatenava una rissa. Ci sono stati calci, pugni e spintoni. Credo che questa colluttazione sia durata circa 2 minuti al massimo. Finita la scazzottata, ho sentito esplodere dei colpi di arma da fuoco. Non so come si chiamasse il soggetto che aveva con sé l’arma, ma questo era a bordo di un ciclomotore BMW GS nero vecchio modello, il quale sparava alcuni colpi in aria dallo stesso mezzo. Questo soggetto, che sparava mi ricordo fosse basso e magro, mentre il conducente era alto circa 190cm, con barba folta nera, entrambi indossavano il casco. Posso dirvi che sono stati esplosi molti colpi d’arma da fuoco anche quasi in simultaneo e ciò mi ha fatto pensare che ci fossero più armi. I colpi erano troppo ravvicinati”.
“Inoltre un mio compaesano – ha spiegato – mentre eravamo all’ospedale mi ha raccontato di aver sentito che il conducente del BMW GS riferiva al passeggero di non mirare in aria, ma di sparare proprio sulla folla”. “Io personalmente dopo la rissa, durata pochi minuti, prendevo il mio scooter e mi spostavo in piazza ma poco dopo aver parcheggiato sentivo i colpi d’arma da fuoco e in lontananza vedevo gente che scappava. Pertanto mi avvicinavo nuovamente al Bar 365 e prima di arrivarci, vedevo Turdo che cadeva a terra e successivamente Pirozzo pieno di sangue“.
Saranno celebrati il 2 maggio nella Cattedrale di Monreale, alle 10.30, i funerali dei tre giovani monrealesi uccisi nel corso di una sparatoria il 27 aprile. Il Comune di Monreale si è fatto carico dei funerali di Massimo Pirozzo, Salvo Turdo e Andrea Miceli, “un gesto di vicinanza alle famiglie coinvolte da un così grave e inaspettato lutto”.
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