Ambiente

Più cultura sul caviale, lo chiedono i produttori artigiani italiani – In breve

 – “Il caviale è molto più di una prelibatezza. È il risultato di un processo artigianale da anni consolidatosi anche in Italia, di tecniche di affinamento e di un controllo rigoroso della qualità. Questo prodotto dell’acquacoltura, con le sue molteplici varietà, merita di essere compreso a fondo e scoperto in ogni sua sfumatura”. A lanciare un appello per la diffusione della cultura del caviale è Nancy D’Aiuto di Royal Food Caviar, fondatrice dell’azienda bresciana che da anni opera nel settore. Un marchio in prima linea nell’educare i consumatori sulla varietà e sulla versatilità di questo alimento.

   “Ci sono così tante tipologie di caviale, ognuna con caratteristiche organolettiche uniche – continua D’Aiuto – e proprio come per il vino, servirebbe una figura specializzata, un sommelier del caviale, capace di guidare i consumatori attraverso le diverse esperienze sensoriali offerte da ciascuna varietà”.

    Nonostante la sua fama di prodotto d’élite, il caviale sembra risultare accessibile a chi desidera esplorare la gastronomia italiana. “Il caviale italiano può essere gustato con semplicità. Vogliamo che sempre più persone conoscano e apprezzino questa eccellenza nostrana, senza pensare che sia riservata a pochi”. Per D’Aiuto, è dunque destinato a un pubblico vasto e curioso. Al punto che Roberto Panizza. ideatore del Campionato Mondiale del Pesto Genovese al Mortaio, ha ironicamente presentato il Gauche Caviar, “un caviale che rompe le righe, pensato per chi vuole unire lotta di classe e alta cucina. Non si tratta solo di un prodotto realizzato con caviale di Storione Bianco da allevamento italiano, ma di un invito a vivere il piacere gastronomico con una consapevolezza ribelle”, sottolinea Panizza. “Il suo gusto raffinato e deciso – conclude – stimola non solo il palato, ma anche la mente, e sancisce l’unione di un gusto elitario con lo spirito del gioco”.
   

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