Liguria

“La vivagna di San Matteo”, un’oasi urbana tra natura e socialità per i 900 anni dell’antico chiostro

Genova. Nel cuore pulsante del centro storico di Genova, tra i vicoli che profumano di storia e mare, nasce un progetto che unisce natura, architettura e comunità: “La Vivagna di San Matteo”.

“Vivagna, parola genovese che significa fonte, sorgente, è un termine che nasce da un dialogo con Don Carlo parroco della Chiesa di San Matteo, a cui era stato chiesto di raccontarci qualcosa sul pozzo presente nel chiostro. Fu allora che ci disse: ‘Sotto quel pozzo scorre la Vivagna’. Non si tratta solo di un omaggio floreale, ma di una vera e propria dichiarazione d’intenti, un intervento di rigenerazione urbana che parte dalla bellezza delle piante per arrivare al cuore delle persone”.

A scriverlo in una nota stampa la “Fioresteria del Mole”, che ha organizzato questa singolare esposizione: “Dal 26 aprile al 4 maggio, il Chiostro dell’Abbazia di San Matteo si trasformerà in un dry garden, un giardino a basso consumo idrico che celebra i 900 anni di questo luogo simbolico attraverso un allestimento pensato per durare, resistere, parlare al presente e al futuro.  L’evento si inserisce nel calendario  dei Rolli 2025 che saranno in coincidenza di Euroflora 2025, sarà un’occasione unica per scoprire un angolo nascosto della città reso ancora più suggestivo dalla presenza del verde”.

vivagna san matteo

L’installazione è ideata da Paola Olivieri, responsabile di Fioristeria del Molo, Progetto della Cooperativa Sociale Il Ce.Sto, in collaborazione con Michelini Vivai Garden: “L’idea è nata da una suggestione, da una richiesta arrivata da Don Carlo – racconta Oliveri – Fioristeria, prima ancora di essere un negozio, è un presidio sociale. Così, quando ci è stato chiesto di collaborare con qualcosa di speciale per i 900 anni dell’Abbazia, ho pensato subito a un’infiorata. Ma poi ho capito che potevamo fare di più. Volevamo raccontare il lavoro che facciamo ogni giorno nella comunità, per la comunità. Abbiamo quindi scelto di realizzare un dry garden: una scelta sostenibile, un gesto simbolico contro il cambiamento climatico che stiamo vivendo e che vivremo ancora di più in futuro”.

Il dry garden, grazie all’uso di piante che prosperano anche con poca acqua “non è solo una risposta concreta alla siccità urbana, ma anche un modo per abbellire la città senza compromettere il patrimonio architettonico”. Un modello già sperimentato da Fioristeria in piazza San Donato, dove l’installazione di verde e arredi mobili ha trasformato uno spazio anonimo in una piazza viva, frequentata e condivisa. “È successo qualcosa di magico: i residenti si sono riappropriati del luogo ed ora la piazza è vissuta, pulita, amata. Anche i commercianti sono contenti. Abbiamo visto con i nostri occhi che il verde può generare socialità” aggiunge Olivieri.

A sottolineare il valore sociale del progetto, anche le parole di Federica Scibetta, presidente della Cooperativa “Il Ce.Sto”: “Il valore sociale di un progetto come questo nasce, innanzitutto, dalla ricchezza e dalla diversità delle persone coinvolte: attori e attrici portatori di saperi e competenze differenti, che si intrecciano in modo naturalmente multidisciplinare.  È proprio questa pluralità a dare forma al dry garden, che rappresenta il prodotto visibile e condivisibile di un percorso più ampio. La Vivagna di San Matteo, grazie ai suoi stimoli sensoriali — visivi, olfattivi, tattili — e alla bellezza che incarna, lascia una traccia che va oltre l’evento stesso” – spiega Scibetta – “È un’esperienza che resta nella memoria e nel corpo, generando un benessere duraturo, che possiamo definire anche psicosociale. Questo è uno degli obiettivi fondamentali di ogni progetto di rete: agire per il benessere della persona all’interno di una comunità viva, sistemi  ca. Un ulteriore valore del progetto risiede nella costruzione di un obiettivo comune. Ogni persona attiva — che si occupi di comunicazione, di organizzazione o di espressione artistica — contribuisce con le proprie competenze specifiche. Così, la competenza del parroco, legata alla gestione delle parrocchie, si intreccia con quella dell’esperta nella cura del verde, e con quella di chi si occupa della coesione sociale e della costruzione di reti.”

“Quando le competenze vengono messe in circolo, non rimangono statiche: diventano fluide, accessibili, tangibili.  Si trasformano in risorse condivise e capaci di generare nuova progettualità e in questo modo, si passa da un sapere teorico a un sapere pratico e vissuto, capace di costruire relazioni e senso di appartenenza – conclude Scibetta –  Attraverso attività come questa, si rimette al centro la persona, nella sua unicità e nella sua relazione con la comunità. L’attenzione al singolo, attraverso azioni di cura e stimolazione sensoriale, si traduce in benessere individuale e collettivo. Ed è proprio in questa reciprocità che si radica il valore più profondo del progetto”.

La Vivagna di San Matteo è quindi molto più di un giardino: “è una visione condivisa, un gesto poetico e politico al tempo stesso, che invita a ripensare lo spazio pubblico come luogo vivo, accogliente, capace di generare legami”.




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