“Lanciati missili ipersonici nel Baltico”. Nuova sfida della Russia alla Nato

I negoziati Usa-Russia finalizzati al raggiungimento della fine del conflitto in Ucraina non fermano Mosca dal lanciare messaggi minacciosi all’Occidente. Nelle scorse settimane infatti la Federazione ha tenuto una serie di esercitazioni militari al largo dell’exclave russa di Kaliningrad, collocata fra Lituania e Polonia, ricorrendo all’impiego di missili ipersonici per simulare la risposta ad un ipotetico attacco lanciato da terra e dal cielo.
Il Wall Street Journal, che ha dato conto delle manovre del Cremlino, ha sottolineato che l’esibizione di forza è volta a dare prova ai suoi avversari delle capacità russe nel Mar Baltico. Konrad Muzyka, direttore di Rochan Consulting, sostiene che “è chiaro che la Russia usa Kaliningrad per esercitare pressione psicologica sull’Occidente e sulla Nato”. Anche se è una probabilità remota, prosegue l’esperto, dall’exclave russa Mosca potrebbe lanciare missili Iskander che hanno capacità nucleari e “potrebbero essere utilizzati per colpire Stoccolma, Berlino e Varsavia”.
L’area del Baltico è interessata da tensioni crescenti dovute a sospetti sabotaggi di infrastrutture sottomarine. E non solo. A partire dal 15 aprile caccia Typhoon della Raf sono decollati tre volte in tre giorni per intercettare velivoli non identificati in uscita dallo spazio aereo di Kaliningrad e in avvicinamento allo spazio aereo della Nato. Nello specifico sono stati intercettati e identificati velivoli da ricognizione Ilyushin Il-20M e due caccia SU-30MKI.
In un’intervista concessa al Financial Times il ministro della Difesa estone Hanno Pevkur ha dichiarato che un eventuale cessate il fuoco tra Mosca e Kiev potrebbe comportare un aumento dei rischi per la sicurezza dei Paesi baltici. Secondo Pevkur, in quel caso la Russia ridispiegherebbe nell’exclave forze militari al momento presenti sul fronte di guerra.
Gli addetti ai lavori ritengono che la collocazione geografica di Kaliningrad rappresenti per Mosca non solo una risorsa strategica ma anche un elemento di vulnerabilità. Infatti, Svezia e Finlandia, tengono d’occhio la flotta della Federazione nel Baltico, considerata un “lago della Nato” da quando Stoccolma e Helsinki sono entrate nell’Alleanza Atlantica. Ad inizio anno l’organizzazione militare ha inaugurato un’iniziativa (la Sentinella del Baltico) per monitorare e controllare le navi nell’area e neutralizzare il rischio di sabotaggi dei cavi sottomarini.
L’Estonia sta valutando poi l’approvazione di una legge che permetterebbe all’esercito nazionale di affondare navi che rappresentano una minaccia per le infrastrutture critiche proprie o di altri Paesi della Nato. Andrei Kolesnik, parlamentare di Kaliningrad, ha fatto sapere che se venisse approvata “una legge del genere le nostre imbarcazioni saranno scortate. E se cercheranno di affondare navi cosiddette sospette, le nostre navi risponderanno”.
Mosse ostili da parte di Mosca potrebbero non essere compiute solo nel Mar Baltico ma anche via terra. Per prepararsi ad ogni evenienza, all’indomani dello scoppio del conflitto in Ucraina sia la Polonia che la Lituania hanno cominciato a fortificare i confini con il territorio russo. Dopo aver ispezionato fosse e ostacoli in cemento al confine con l’exclave, il maggiore polacco Michal Bednarko ha affermato che “sarebbe molto pericoloso per il nemico” attraversare tale zona.
Uno degli scenari da incubo più temuti dai membri dell’Alleanza Atlantica riguarda la possibilità che la Russia cerchi di stabilire un ponte terrestre, il cosiddetto “corridoio Suwalki”, tra l’exclave e la Bielorussia, separate da appena un’ottantina di chilometri.
Il Wall Street Journal riferisce che per impedire un’incursione dell’esercito della Federazione in uno dei Paesi europei confinanti, la Polonia starebbe studiando diverse opzioni, incluso l’accerchiamento e il blocco di Kaliningrad. Con la speranza che ciò possa davvero dissuadere il Cremlino dal compiere nuove mosse sconsiderate.
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